Per gentile concessione dell’Editore, pubblichiamo un estratto di Pensare l’evoluzione. L’eccedenza della vita ovvero l’affabilità del mistero (Tau Editrice), l’ultimo libro interessante Umberto Fasol, firma familiare ai lettori del nostro mensile, il Timone, cui vi invitiamo ad abbonarvi.
*****
Intanto, diciamo una cosa importante come premessa ad ogni altra considerazione: l’evoluzione non appartiene alla Scienza ma alla Storia. Dobbiamo imprimerlo bene nella mente: non esiste un esperimento al mondo in grado di verificare la trasformazione di un essere vivente in un altro che appartenga ad un genere diverso. Oppure, detto in altre parole, a partire da determinate condizioni biologiche iniziali, è impossibile prevedere l’evoluzione del sistema. Il grande paleontologo americano Stephen Jay Gould amava ripetere che se si riavvolgesse per incanto il film dell’evoluzione e si facesse ripartire dall’inizio, sicuramente non si riprodurrebbe lo scenario che si è succeduto sulla Terra a partire dal Cambriano, ma si avrebbero altre forme ed altre estinzioni, in base al sempre nuovo gioco del caso e della necessità.
L’evoluzione è Storia, nel senso che consiste in una serie di fatti o eventi che si sono succeduti nel tempo e nello spazio e non si sono mai ripetuti, come la comparsa e l’estinzione dei Dinosauri o come la comparsa dell’Uomo. La sua credibilità, allora, non consiste nella verifica della ripetibilità, cosa che chiede la Scienza e che in questo caso è impossibile, ma nella ragionevolezza di ciò che viene raccontato, così come si fa nelle lezioni di Storia […] Alla luce di questa premessa metodologica, proviamo allora a fare un po’ di chiarezza sul campo. I biologi distinguono tra micro e macro evoluzione. Sulla prima non c’è discussione ed è quella che viene ampiamente illustrata nelle nostre scuole […] La trasformazione dell’uomo primitivo, quello delle caverne, che diventa sempre più consapevole e che nobilita il proprio corpo anche grazie ad una vita più sociale, più organizzata e più sicura, è palesemente un esempio di micro evoluzione. Sulla macro, invece, cala ancor oggi un silenzio assordante. Perché?
Perché non sappiamo dire praticamente nulla. Eppure, è proprio la macroevoluzione la sostanza della teoria dell’Evoluzione: se non se ne parla, il problema è serio. Mi concentro allora sulla partita ancora aperta, nella speranza di dire qualcosa di significativo. Innanzitutto, teniamo presente una cosa fondamentale e cioè che non esiste la “legge dell’evoluzione”: in altre parole, fissate determinate condizioni biologiche ed ambientali, non possiamo prevedere come evolverà il sistema. Mentre in Fisica, in Chimica e in Astronomia esistono numerose leggi che descrivono il comportamento della materia nelle diverse situazioni e consentono di fare previsioni sicure, nell’ambito della Biologia evoluzionistica non esiste nulla di simile.
È fuori dubbio che sulla Terra si siano “succedute” forme di vita diverse nel corso delle ere geologiche, basti pensare ai pesci corazzati o ai dinosauri estinti, ma non è questo il punto. La domanda che ci poniamo è quella di Darwin: queste successioni sono avvenute a seguito di comparsa improvvisa oppure per “discendenza”, cioè per “ramifica- zione” delle forme esistenti (branching evolution)? Sembra che sul piano naturale l’unica ipotesi che possiamo fare sia proprio questa e per questo motivo comprendo l’ampio riscontro che ha avuto e che ha tuttora, sia pur senza piena consapevolezza da parte degli addetti ai lavori: tutti gli esseri viventi che hanno trascorso qualche giornata sulla Terra derivano per ramificazione e discendenza da un originario primo essere (L.U.C.A.), tuttavia, non ne abbiamo le prove e, anzi, riconosciamo che, all’aumentare delle conoscenze sul campo non corrisponde un’incertezza sempre inferiore, ma piuttosto un mistero sempre più fitto, per cui è giusto rimettersi in discussione e allargare la ragione. (Fonte foto: Lucy Scienza, YouTube, screenshot)
Potrebbe interessarti anche