Ci sono vite straordinarie che, ancorché brevi nel loro tratto terreno, hanno saputo tracciare una via, illuminare una strada, dare corpo ad un esempio che possa realmente essere seguito da altri, essendo del tutto e davvero degno di questo nome. Una di queste vite è senza dubbio quella di Maria Cristina Ogier (1955-1974), una giovane donna fiorentina ché, benché morta a soli 19 anni – e nonostante la salute cagionevole, che l’ha vista combattere per anni con una grave e lunga malattia –, ha lasciato un segno indelebile non solo nella città di Firenze, ma in chiunque scopra la sua storia.
Sì, perché questa ragazza, da poco dichiarata venerabile – e di cui sul Timone di Novembre Federica Di Vito ha scritto raccogliendo testimonianze e ricordi dei professori Angelo Passaleva e Nikla Balestra – non è stata solo, si fa per dire, una giovane semplice, gioiosa, impegnata in parrocchia e nel volontariato e dalla fede esemplare, come Terziaria francescana. Maria Cristina, come si racconta bene in questo articolo, è stata infatti pure l’ispiratrice dei Centri di Aiuto alla Vita, ossia di quel formidabile servizio che, solo in Italia, hanno strappato all’aborto volontario centinaia di migliaia di bambini.
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