«Mi hanno cancellato per aver esposto la Vergine; preferivano le pietre magiche o un rituale indù». Parola di Claudia Talavera, peruviana che, dopo aver studiato arte all’Università Cattolica del Perù, ha lanciato il progetto Pintando Vírgenes in quanto grande devota della Vergine Maria. A Religión en Libertad ha parlato della sua vocazione e del ruolo che, secondo lei, dovrebbero svolgere i cattolici nell’arte contemporanea, ma anche delle discriminazioni subite per l’ispirazione cattolica delle sue opere.
Innanzitutto Talavera spiega, nella sua intervista, il senso di Pintando Vírgenes definendolo «un modo per onorare la mia fede e condividerla con gli altri. Un’ispirazione spirituale o una chiamata interiore che mi ha spinto a creare opere d’arte legate al divino, per cercare di lasciare il mio segno nell’arte religiosa». Non uno stato di grazia perenne, tuttavia, perché come specifica: «Un artista ha molte battaglie con il suo lavoro, ci sono momenti di innamoramento, dove tutto scorre, ma ci sono molti momenti di aridità e di conflitto in cui si è molto critici nei confronti del proprio lavoro».
Talavera spiega anche come, proprio il suo amore verso la Vergine le fa sentire tutta la sua indegnità nel rappresentarla: «Anche se l’ho dipinta molte volte, non mi sento in grado di ritrarla. È una frustrazione che accetto con gioia perché mai potremmo contenere in nessuna opera così tanta bellezza, così tanto mistero, così tanto amore». Un “rapporto asimmetrico” lo chiama, che però, a volte, le è costato anche la censura proprio nel mondo dell’arte. «Ricordo una situazione particolare, in cui volevo affittare uno spazio commerciale in una posizione centrale a Lima per una campagna natalizia. Inizialmente, quando hanno visto che ero un artista hanno risposto nel migliore dei modi, ma, in seguito, dopo aver appreso l’ispirazione cattolica delle mie opere mi hanno negato lo spazio alludendo al fatto che il luogo non si prestasse a quel tipo di contenuto».
Cosa avesse di strano una simile produzione artistica non le è stato dato di sapere, ma Talavera non ha dubbi sull’origine discriminatoria di tale gesto: «Sono sicura che se la mia proposta avesse contenuto pietre magiche, rituali, guru o qualche pratica indù, lo spazio sarebbe stato mio. Ma quelle esperienze non mi spaventano né mi fermano, so già come funzionano le cose per noi che annunciamo senza paura la nostra fede». Infatti l’artista non demorde e annuncia, anzi, una sua mostra individuale di arte sacra entro la metà del 2024, con un progetto ambizioso alla base: «Un sogno della mia arte cattolica è che superi i confini del Perù, forse questa mostra può viaggiare e raggiungere altri paesi ma mi piacerebbe anche arrivare con le immagini più commerciali, le incisioni, le piccole opere che possono essere accessibili più facilmente e raggiungere più persone». (Fonte foto: Instagram)
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