Risale a circa due mesi fa la firma del memorandum che avrebbe previsto l’erogazione alla Tunisia di 150 milioni di euro per risollevare la sua economia e di 105 milioni per bloccare le sue frontiere, ma non si è visto ancora un soldo. Ed ecco che ci ritroviamo con oltre 6.700 immigranti sbarcati a Lampedusa solo tra martedì e mercoledì. Ma si continua a parlare di “accoglienza”, perché più politicamente corretto di “invasione”.
E mentre il consiglio comunale di Lampedusa ha proclamato lo “stato di emergenza” in seguito agli sbarchi senza sosta sull’isola, ricordiamo qui le parole della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione all’Eurocamera lanciando l’organizzazione di una Conferenza internazionale sulla lotta al traffico di esseri umani: «Il nostro lavoro sulla migrazione si basa sulla convinzione che l’unità sia alla nostra portata [assicurando, ndr] sicurezza e umanità. Un accordo sul patto non è mai stato così vicino. Il Parlamento e il Consiglio hanno l’opportunità storica di superarlo. Dimostriamo che l’Europa può gestire la migrazione in modo efficace e compassionevole».
Quindi l’Europa c’è. E se a qualcuno venisse in mente che sono solo chiacchiere, ci sono fronti sui quali l’Ue si batte con forza, non solo a parole. In special modo quando si tratta di sbandierare diritti lgbt e diktat green, nel tempo l’Ue l’ha ribadito più volte. La von der Leyen ha espresso favore all’utero in affitto nella sua appassionante rubrica social #askthepresident dichiarando che si sarebbe impegnata con forza sul «reciproco riconoscimento delle relazioni familiari nell’Unione Europea». Ha poi ribadito nel suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato in occasione della sessione plenaria del Parlamento europeo del 16 settembre 2020 che si sarebbe spesa per i diritti delle persone lgbt, «proporremo di estendere l’elenco dei crimini dell’UE a tutte le forme di crimini d’odio e di incitamento all’odio, che sia a causa della razza, della religione, del genere o dell’orientamento sessuale».
E risalgono al 2021 le parole della Presidente contro l’Ungheria di Orban, in particolare in riferimento alla legge che vieta la condivisione di contenuti relativi all’omosessualità ai minori. «I capi di stato e di governo hanno condotto una discussione molto personale ed emotiva sulla legge ungherese, praticamente l’omosessualità viene posta a livello della pornografia, e questa legge non serve alla protezione dei bambini, è un pretesto per discriminare. Questa legge è vergognosa» aveva detto la von der Leyen.
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