C’è ancora. Sì, potete perfino incontrarlo anche in Germania. Così attesta il Die Tagespost, ma la categoria può andare benissimo anche per l’Italia che è sempre più secolarizzata e con fede liquida.
Ma non lo si incontra solo in campagna, c’è anche in città, qua e là. È il prete incurante di tutte le mode ecclesiali e sociali, che non frequenta i dibattiti e perfino, udite udite, non ha un social network nemmeno per sbaglio. Si limita a fare il suo: prega, dice messa, confessa, si preoccupa di stare in mezzo alla sua gente (tutta, anche quella che non ha la patente del cattolico Docg), ride con chi sorride e piange con chi piange. Non disdegna le tradizioni della sua parrocchia/santuario, sta con i giovani e con i vecchi, cura la scuola e il ricovero. Non si fa mancare le benedizioni alle famiglie. Cioè, in poche parole, esistono ancora i veri pastori d’anime e gli uomini di Dio.
In questa temperie ecclesiale e sociale, dove sembra vedersi solo la crisi, dove tutti sono preoccupati di difendere i “buoni”, auto nominandosi spesso a salvatori non solo della patria, ma anche della patria celeste (altrui), ecco che a guardar bene i preti veri ci sono ancora. Sono pochi, forse, ma sicuramente ci sono.
Li accomuna il fatto di non farsi troppo vedere e di saper obbedire (senza troppi sofismi), virtù rarissima: conoscono le loro radici e sanno come tenerle fresche. Inflessibili contro lo zeitgeist, che conoscono seppur non lo frequentino, ma nello stesso tempo non si sognano nemmeno lontanamente di lasciare la Chiesa cattolica o di spargere al vento (del web e non) giudizi temerari su di essa (semmai pregano per essa e la sua gerarchia). Resistono alla duplice tentazione di minimizzare e condannare, restano cattolici con uno sguardo che supera le contingenze del tempo. Si preoccupano di salvare anime con i canali di grazia che la Chiesa Cattolica offre.
Questo prete baluardo sa che ciò che conta è santificarsi per santificare, e su questo lavora giorno per giorno, nelle cose di tutti i giorni, prestando innanzitutto fede al compito che gli è stato assegnato dalla Provvidenza. Sa essere fraterno e paterno. Socievole e prudente, apprezza la franchezza di linguaggio e la chiarezza dei ragionamenti, non ama le chiacchiere e le dicerie (preferisce il silenzio, magari sofferto).
È questa la vera deep church, fatta di uomini che non arretrano di un millimetro dalla loro postazione. Non desiderano essere altrove, vogliono proprio essere lì dove sono e di solito restano anche dopo il pensionamento, conoscendo le diverse generazioni dopo averli catechizzati, accompagnati all’altare, confessati…
Quando leggiamo di crisi non dobbiamo eludere i problemi, ma nemmeno dimenticare questi preti di “campagna” (o di città), questa vera deep church che non si erge in articolesse, libri pensosi, video di denuncia, ideologie o partiti. Non dimentichiamolo, quando sentiamo «Il grido rauco di coloro che per la discordia si ergono l’uno contro l’altro, le chiacchiere incomprensibili, il rumore confuso dei clamori ininterrotti (…) falsando, per eccesso o per difetto, la retta dottrina della fede …» (San Basilio, De Spiritu Sancto). Perché è in questo nascondimento di questi servi del Signore che è radicato il futuro, anche se ancora non lo vediamo.
(Immagine: San Giovanni Maria Vianney – cathopic)
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