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«Le chiese si svuotano quando iniziano a somigliare a Ong»
NEWS 1 Agosto 2023    di Manuela Antonacci

«Le chiese si svuotano quando iniziano a somigliare a Ong»

Si sta lentamente secolarizzando, anche se più lentamente dell’Europa, pure l’America. L’abbandono della Chiesa – argomento di cui si è occupato anche il nostro giornale, seppure con riferimento all’Italia – in America presenta dati drammatici. In un articolo apparso sul The Atlantic si parla di quaranta milioni di americani che hanno smesso di frequentare la chiesa, anche se non si parla di Chiesa cattolica nell’articolo in questione, negli ultimi 25 anni. Qualcosa come il 12 per cento della popolazione americana. Un cambiamento grande che ha prodotto una nazione con tassi di solitudine in aumento, malattie mentali e dipendenza da alcol e droghe.

Nell’articolo si fa riferimento anche all’analisi condotta, a questo proposito, nel libro scritto da Jim Davis, pastore di una chiesa evangelica di Orlando, e Michael Graham, uno scrittore della Gospel Coalition, ovvero The Great Dechurching in cui si cerca di individuare le cause di questo abbandono di massa, attingendo a sondaggi condotti su oltre 7.000 americani, dai politologi Ryan Burge e Paul Djupe. Inoltre si cerca anche di capire cosa si possa fare per convincere le persone a tornare alla pratica religiosa. All’interno del libro, viene sollevata una questione insolita importante ovvero che il problema possa essere, non che le chiese chiedano troppo ai loro membri, ma, al contrario che non chiedano abbastanza.

Davis e Graham hanno, tuttavia, scoperto che una parte molto ampia di coloro che hanno lasciato la chiesa lo hanno fatto anche per ragioni molto più banali. Una fra tante, il modo stesso in cui è organizzata la società americana che non è certo impostata sulla valorizzazione della reciprocità né tanto meno su una forma mentis che promuova la vita comunitaria. Un modus vivendi, insomma, che lascia poco spazio a forme di aggregazione sociale, tra cui, appunto, le chiese e le comunità religiose in generale, basate sulla gratuità dei rapporti. Un’ulteriore causa di abbandono del mondo cristiano ed ecclesiale è indicata banalmente anche nella pigrizia: per cui molti di coloro che hanno risposto al sondaggio hanno evidenziato come non si siano nemmeno accorti del loro allontanamento graduale, se non quando hanno smesso completamente di andare in chiesa: a qualcuno è bastato ad esempio frequentare un partner non praticante per esserne influenzato e trascinato o ricevere un invito da un amico proprio di domenica, per abbandonare la pratica religiosa.

Da non sottovalutare, a detta di alcuni intervistati, è il carico di stress settimanale che ognuno si porta dietro e che porta a vedere l’impegno di andare in chiesa come uno dei tanti fardelli da sopportare. Cosa possono fare le chiese in un simile contesto? In teoria, la Chiesa potrebbe essere un antidoto a tutto ciò. Cosa c’è di più necessario nel nostro tempo di una comunità segnata da un amore sincero, che condivida i doni di ognuno, servendo generosamente il prossimo e vivendo una vita di tranquilla virtù e preghiera? Una Chiesa sana può essere una rete forte e sicura, capace di fornire ai suoi membri assistenza materiale nei momenti di bisogno, ma soprattutto un promemoria prezioso che ricordi ad ognuno che la loro felicità non consiste nel lavoro o nel denaro, ma nell’essere figli di Dio, amati e preziosi ai Suoi occhi.

Ma perché questa azione sia efficace, è necessaria una chiesa che sia vibrante e vivificante, che richieda più, tempo ed energia da parte dei suoi membri e non di meno. Una Chiesa che indichi la priorità della preghiera e della lettura delle Scritture rispetto alla carriera e al divertimento. Infatti, il vero motivo che ha portato i credenti all’abbandono della fede, secondo il libro in questione, è che le chiese americane si sarebbero troppo spesso accontentate di funzionare come una sorta di Ong vagamente spirituale: un’organizzazione di individui distaccati che si incontrano insieme per “servizi religiosi” che li ispirano, che forniscono consigli pratici sulla vita e offrono esperienze emotive positive. Un modello molto diverso da quello di una comunità che attraverso la sua predicazione e la sua vita testimonia un altro modo di vivere.

Un altro elemento interessante è stato messo in evidenza dal teologo Stanley Hauerwas che avrebbe individuato la causa del problema, nel fatto che «la cura pastorale è diventata quasi ossessionata dalla volontà di portare le persone a guarire le proprie ferite personali». Il motivo di tale fallimento, secondo il teologo, è che molte di queste ferite si risolvono solo cambiando il proprio stile di vita e abbracciando un modello diverso di comunità, da quello mondano.

Nei Vangeli- si sottolinea bene nell’articolo- Gesù dice ai suoi primi discepoli di lasciarsi alle spalle il loro vecchio modo di vivere, arrivando fino ad abbandonare l’aratro o le reti da pesca dove si trovano e, se necessario, anche i genitori. Una Chiesa che non si aspetta almeno questa radicalità dai suoi seguaci, non è veramente una chiesa nel modo in cui Gesù ne parlò e rischia di non sopravvivere alle sfide che dobbiamo affrontare oggi. La stessa cosa si può dire per la Chiesa cattolica in Europa: se non si fa modello e testimone di un altro modo di vivere che non sia improntato al materialismo, al successo, ovvero ad un modello di vita facile da perseguire, rischia davvero di estinguersi, semplicemente perché il tipo di comunità che aveva in mente Gesù e che aveva indicato ai discepoli aveva dei criteri totalmente opposti ed il primo tra tutti era la radicalità di una scelta di vita “altra”. (Fonte foto: Imagoeconomica)

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