Padre Pedro González è il francescano spagnolo forse più conosciuto in Terra Santa. Ha all’attivo ben 200 viaggi a cui hanno partecipato circa 8.000 persone in 16 anni. Il 26 giugno scorso ha celebrato nel Getsemani cinquant’anni di sacerdozio. In un’intervista ad Espiral 21 ha ricordato alcuni dei momenti più salienti della sua missione evangelizzatrice legata alla sua funzione di coordinatore e guida dei pellegrinaggi in Terra Santa. Dopo aver insegnato per ben 33 anni al collegio francescano di San Antonio de Padova a Martos (Jaén) i suoi superiori accettarono la sua proposta di dedicarsi, a tempo pieno, a condurre pellegrinaggi in Terra Santa come francescano, sacerdote e guida spirituale. Finché, nel 2018, venne messo a capo della Questura di Terra Santa per diffondere l’amore per questo paese.
Padre Gonzalez, ad Espiral 21 spiega anche come lo sguardo sulla fede possa arrivare a cambiare dopo un viaggio simile «La stragrande maggioranza dei pellegrini di ritorno dalla Terra Santa afferma che è stata un’esperienza indimenticabile, dopo la quale, per loro, il Vangelo ha acquistato un altro senso […] perché capiscono che la fede non è una filosofia, né una teologia e puri dogmi, ma uno stile di vita che segue il modello di Gesù di Nazareth. Per questo molti di loro si sentono in dovere di ripetere l’esperienza».
Tale e tanto è l’impatto di alcuni luoghi come il santuario delle Beatitudini e del Tabor, la basilica di Nazareth in Galilea, il Getsemani, il Santo Sepolcro a Gerusalemme e la Grotta della Natività a Betlemme sui pellegrini, da essere considerati al pari della visione “in loco” dei fatti narrati nel Vangelo, esperienza che Gonzales ha ribattezzato “Quinto Vangelo”. E in questo modo tanta gente tocca con mano che «la fede ha senso», il «vangelo ha senso», in quanto vita vissuta.
Un’esperienza così forte che, sottolinea padre Gonzalez, molti pellegrini ritornano nuovamente dopo aver compiuto il loro primo pellegrinaggio. Alcuni, addirittura, intraprendono il viaggio più volte: ben venti o trenta. «Lo stesso avviene con le guide» – afferma con entusiasmo – «che, dopo essere venute circa duecento volte, tornano con lo stesso entusiasmo delle prime volte, perché si vede palpabilmente che hanno contribuito a ravvivare la fede nella gente di quei pellegrini che hanno accompagnato. È qualcosa di enormemente gratificante».
Insomma, il viaggio alla scoperta dei luoghi in cui è vissuto Gesù, non è una mera esperienza turistica individuale, né si può racchiudere nella sfera esperienziale del generico “turismo religioso” ma è una vera e propria questione di fede. (Fonte foto: Pixabay)
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