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Frassati: «Vivere senza lottare per la Verità, è vivacchiare»
NEWS 4 Luglio 2023    di Manuela Antonacci

Frassati: «Vivere senza lottare per la Verità, è vivacchiare»

«Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare … Anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordare che siamo gli unici che possediamo la Verità». Parole che esprimono bene l’appassionata affezione alla fede cattolica e lo spiccato ardore evangelico di Piergiorgio Frassati di cui oggi si ricorda l’anniversario della morte.

Piergiorgio Frassati nacque in una ricca famiglia dell’alta borghesia: suo padre è Alfredo Frassati noto giornalista e la mamma è Adelaide Ametis, affermata pittrice. In una Torino immersa negli anni del suo pieno sviluppo imprenditoriale, Pier Giorgio, riesce a guardare ben oltre il suo naso, entrando in contatto con diverse situazioni di povertà, tra cui quelle degli operai. Un impegno quasi totalizzante il suo, al punto che gli amici lo chiamano “Frassati Impresa Trasporti” perché non esita a recarsi nelle case più povere di Torino, di operai, poveri e soli per i quali spende tutti i soldi che la famiglia gli passa.

Durante il liceo comincia a frequentare le “Opere di san Vincenzo”. Si iscrive a diverse congregazioni e associazioni cattoliche, portando avanti una ricerca della fede e della Verità, tutta personale, ben staccata dal mero formalismo e dal sostanziale materialismo su cui si basava, invece, la sua vita familiare. Una fede concreta, la sua, sebbene saldamente fondata su una intensa vita di preghiera (si accosta con frequenza alla comunione, aderisce alla «Crociata Eucaristica» e frequenta la Congregazione Mariana che lo inizia al culto della Madonna, si avvicina anche alla spiritualità dei Domenicani e diventa Terziario) infaticabilmente attento alle esigenze dei più bisognosi, di qualunque classe sociale.

Tutto portato avanti con spirito di letizia: fonda con i suoi amici più cari una «società» allegra che viene denominata «Tipi loschi», fatta di ragazzi che si spronano reciprocamente ad avanzare nella vita di preghiera e nelle opere di carità. Sempre pronto a rendere ragione e testimonianza della propria fede, anche quando all’università veniva schernito dai massonico-liberali, dai social-comunisti e dai fascisti che gli chiedevano se fosse un bigotto, lui non esitava a rispondere: «No. Sono rimasto cristiano. Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la fede mi darà la forza sarò sempre allegro. Ogni cattolico non può non essere allegro; la tristezza deve essere bandita dagli animi dei cattolici».

Tutt’altro che una fede e un’allegria di facciata, sebbene fosse costretto a vivere tra le pesanti mura domestiche, dove nessuno lo comprendeva davvero e in cui, tuttavia, con la sua testimonianza portò una vera rivoluzione, al punto che sarà proprio, durante il suo funerale che vedrà una chiesa straripante di gente, a produrre nell’animo di suo padre una vera e propria crisi che lo porterà, poi, negli anni, ad una straordinaria conversione. Fu quello il primo miracolo di Piergiorgio che, morto di poliomielite fulminante il 4 luglio 1925, ad appena 24 anni, si può considerare una vera meteora di luce, al punto che verrà beatificato il 20 maggio 1990. (Fonte foto: screenshot youtube)

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