Congratulazioni a Greta Thunberg che finalmente si è diplomata. Adesso possiamo farla finita con gli scioperi per il clima che ci deliziano dal 2018. Greta però ci rassicura, non smetterà di protestare di venerdì, anche se tecnicamente non salterà più le lezioni scolastiche per il bene del pianeta: «Oggi mi diplomo, il che significa che non sarò più in grado di scioperare a scuola per il clima», scrive la Thunberg su Twitter, «questo è allora per me l’ultimo sciopero scolastico». Tanto oramai la laurea ad honorem ce l’ha già in tasca.
Per chi non se lo ricordasse, facciamo un breve riassunto. Greta Thunberg ha iniziato gli scioperi dei cosiddetti Fridays for Future nel 2018 con un piccolo gruppo che ha poi deciso di continuare gli scioperi ogni settimana di venerdì. «Quando ho iniziato a scioperare nel 2018 non avrei mai potuto aspettarmi che avrebbe portato a qualcosa», ha detto su Twitter, «durante il 2019, milioni di giovani hanno scioperato la scuola per il clima, inondando le strade di oltre 180 paesi. Quando è iniziata la pandemia, abbiamo dovuto trovare nuovi modi per protestare». Afferma più volte di non poter aspettare che «i grandi facciano qualcosa», e quindi protrae sua assenza scolastica dura fino al 9 settembre del 2018, in occasione delle elezioni politiche, con la richiesta al governo di adottare serie misure contro il global warming e le emissioni di anidride carbonica.
Greta di è poi fatta notare per il suo discorso alle Nazioni Unite nel dicembre 2018: «Nel 2078 festeggerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò dei bambini forse passeranno quel giorno con me. Forse mi chiederanno di voi. Forse mi chiederanno perché non avete fatto niente, quando c’era ancora tempo per agire», aveva detto con tono apocalittico. Per poi ribadire gli stessi concetti durante Pre-Cop26, l’incontro con sede a Milano che ha preceduto la riunione annuale dell’ONU del 2021, quando ha redarguito i leader mondiali per la loro negligenza nell’attuare provvedimenti efficaci per l’emergenza climatica.
Agli occhi meno attenti la Thunberg potrebbe apparire come una ragazza piena di buoni propositi e dedita a una giusta causa. Ma se andiamo a fondo – con l’aiuto di menti libere e pensanti, come quella di Giulio Meotti – scopriamo che la paladina del clima è solo il ritratto di quel capitalismo ricco di contraddizioni che sposa ogni causa «woke». Cause che all’apparenza appaiono giuste, filantropiche ed evolute, ma che di fatto si inchinano al gigante economico cinese che ha tutto a cuore fuorché i diritti umani.
Ecco perché non c’è da stupirsi se la nostra cara Greta, tra uno sciopero e l’altro, «ha veleggiato verso New York un catamarano sponsorizzato da Rolex, Credit Suisse, Hermès, il gruppo di lusso Lvmh e Bmw. Senza considerare che “We Don’t Have Time”, il grande strumento di pressione sull’opinione pubblica internazionale che ha lanciato Greta, è sostenuto da Gustav Stenbeck, la cui famiglia controlla Kinnevik, una delle più grandi corporation svedesi», scrive Meotti sul Timone di dicembre 2022 (qui per abbonarsi). Pertanto, Greta, noi ci limitiamo a rinnovare i nostri auguri per il tuo diploma, stando ben attendi a non osannarti. (Fonte foto nel testo: Twitter – foto in evidenza: Imagoeconomica)
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