Sul sito ufficiale si presenta come un grande evento italiano sulla fertilità, addirittura «unico per la sua portata» che permetterebbe di «incontrare gratuitamente i migliori esperti di fertilità di tutto il mondo». Parliamo di Wish for a baby, in programma il 20 e 21 maggio allo Spazio Antologico in via Mecenate a Milano. La manifestazione sta suscitando molte perplessità perché il sospetto è che rappresenti il tentativo di sponsorizzare surrettiziamente l’utero in affitto – pratica vietata nel nostro paese e sulla quale trovate una inchiesta esclusiva sull’ultimo numero della nostra rivista (qui per abbonarsi). È quello che sostengono, in un comunicato, anche due consigliere comunali milanesi Roberta Osculati (Pd) e Deborah Giovanati (Lega) prime firmatarie dell’ordine del giorno che verrà votato in consiglio comunale il 17 maggio, con lo scopo di chiedere all’amministrazione di fare chiarezza sull’evento in programma. Ne abbiamo parlato con il consigliere Debora Giovanati
A proposito di “Wish for a Baby” c’è un’ostilità bipartisan riguardo l’evento? «Si tratta di una comunione di intenti sull’argomento che abbiamo avuto anche nel 2022, per impedire lo svolgimento della prima fiera simile a questa che si stava per tenere a Milano, Désir d’enfant. Anche in quel caso, è partito un bel no bipartisan, da parte di tutta l’Aula. Con Roberta Osculati abbiamo voluto nuovamente dare il messaggio di allora: che a Milano c’è una voce sola che dice no a manifestazioni che di fatto aggirano la nostra normativa. Non convince la scusa addotta dagli organizzatori della manifestazione che sostengono si parlerà di altro. Io mi chiedo invece, per parlare di qualsiasi problematica, dal punto di vista sanitario, anche l’infertilità, come si possa pensare di andare a rivolgersi ad una fiera. Il rapporto medico-paziente e il rapporto con gli esperti dei nostri ospedali, non dovrebbero comportare l’aggiunta di fiere di questo tipo che sappiamo benissimo essere fiere commerciali che propongono un prodotto. Peraltro sebbene in questo caso si neghi lo spottone dell’utero in affitto, tuttavia, di fatto, si rimanda ad alcuni partner tedeschi che si occupano proprio di questa pratica».
Si può riuscire quindi a fermare davvero qualcosa o a fare delle verifiche perché le conferenze proposte non violino la legge? «É proprio lo scopo della nostra mozione: chiediamo che il comune di Milano con questura e prefettura facciano questa verifica, perché poi il Comune, con la polizia locale hanno il potere di accertamento preventivo dei reati, per questo chiediamo che si attivino, visto che la nostra legislazione vieta ogni forma di pubblicità di questo reato».
Qual è la posizione di Sala in tutto questo? «Sulla manifestazione non si è espresso, anche se, a mio avviso, la sua posizione è sempre stata chiara. In passato ha partecipato ad un palco Lgbt dove Marilena Grassadonia [responsabile nazionale Diritti e Libertà di Sinistra Italiana, già presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno n.d.r. ] proclamava il “diritto” al ricorso all’utero in affitto. Quindi ho l’impressione che in questo caso il sindaco Sala non si esprima, perché col suo comportamento, di fatto, abbia già dato appoggio alla logica del profitto».
Comunque, al di là del fatto che si sponsorizzi o meno l’utero in affitto, dall’iniziativa traspare un’idea di mercificazione della vita umana? «Si, assolutamente. Si gioca molto sul desiderio anche legittimo di genitorialità di molte coppie non solo omosessuali ma anche etero e sulla sofferenza di non poter concepire naturalmente. Ma su di esso si poggia questa barbara pratica che ha come fine ultimo solo il profitto. Questo desiderio è sfruttato solo per il denaro, così come non interessa né il legame madre-bambino, né i rischi di chi mette a disposizione il proprio utero. Per guadagnare si va oltre quel limite che come persone umane dovremmo porci di fronte all’indisponibilità della vita». (Foto: Pexels/Imagoeconomica)
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