Il 3 maggio scorso, la ricercatrice e avvocatessa nicaraguense Martha Patricia Molina che fa parte del comitato di redazione del quotidiano nicaraguense indipendente La Prensa ha presentato la terza parte del suo rapporto Nicaragua: una chiesa perseguitata? Il documento denuncia i ben 529 attentati perpetrati dalla dittatura di Daniel Ortega negli ultimi cinque anni di cui 90 realizzati nel 2023.
Nella sua presentazione Zoom, la ricercatrice in esilio, ha descritto le «ostilità, persecuzioni, assedi, profanazioni, distruzioni, rapine, espulsioni e confische» perpetrate da Ortega. Insieme alla «costante incarcerazione di prelati e laici impegnati» della Chiesa nicaraguense.
Il suo lavoro, come spiega la ricercatrice, ha lo scopo di sistematizzare i gravi fatti che stanno avvenendo nel suo paese «per mostrare la storia politica, culturale e sociale del Nicaragua alle future e presenti generazioni, in modo da non lasciare che gli eventi e le decisioni più gravi cadano nel dimenticatoio». Lo studio intende raccogliere e descrivere “le lezioni umane” che scaturiscono da una così tragica situazione socio-politica, «in modo da non ripetere gli errori attuali», ha spiegato Molina nel documento.
Il rapporto precisa che nel 2018 la Chiesa cattolica in Nicaragua ha subito 84 attacchi, 80 nel 2019, 59 nel 2020, 55 nel 2021, 161 nel 2022, il numero più alto degli ultimi cinque anni. Mentre 90 solo nei primi quattro mesi di questo anno. Gli attacchi della dittatura comprendono l’ingiusta condanna del vescovo Rolando Álvarez a 26 anni e quattro mesi di carcere, l’espulsione di 32 religiosi dal Paese, la confisca di sette edifici di proprietà della Chiesa e la soppressione di vari media.
Molina sottolinea di aver condotto uno studio meticoloso di ogni azione ostile compiuta, sistemata in ordine cronologico, «in modo che il lettore possa accedere dalla prima aggressione all’ultima registrata». Il rapporto, di 232 pagine, è diviso in quattro capitoli, inizia con le ostilità subite dalla Chiesa negli ultimi cinque anni, per poi descrivere nel dettaglio il divieto di 3.176 processioni durante l’ultima Settimana Santa.
Nonostante questo, si può parlare addirittura di dati sottostimati, «perché vi è poca o nessuna segnalazione da parte delle autorità religiose» così come «una crescente paura e prudenza da parte dei laici o di membri di gruppi religiosi nel documentare e riferire le azioni ostili». (Fonte foto: Bing)
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