«Alle großen Themen liegen auf dem Tisch» («Tutti i grandi temi sono sul tavolo»). Ecco, in uno slogan, la sintesi del Cammino sinodale (Synodaler Weg) che ha coinvolto in maniera diretta la Chiesa tedesca, ma indirettamente la Chiesa universale.
Dal giorno d’inizio, la prima domenica di Avvento del 2019, passando per cinque assemblee sinodali – tra Francoforte sul Meno e Zoom, causa pandemia Covid-19 – che hanno visto la partecipazione, di volta in volta, di circa 230 membri tra prelati e laici, suddivisi in 4 forum tematici (il potere nella Chiesa, la morale sessuale, il sacerdozio, il ruolo delle donne), si è arrivati al giorno di chiusura, lo scorso 11 marzo, con l’approvazione di ben quindici documenti. Documenti che contengono una serie di richieste “scottanti”, in primis riguardo alla benedizione delle coppie omosessuali e all’apertura al sacerdozio femminile, ma non solo.
Eppure, più che una fine, la quinta assemblea sinodale, come peraltro hanno sottolineato gli stessi promotori, segna un nuovo inizio: ora la palla passa infatti a Roma, che dovrà esprimersi rispetto alle istanze partorite in terra luterana. E se è già chiaro che papa Francesco entrerà nel merito delle questioni nel corso della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in una prima fase dal 4 al 29 ottobre 2023, è altresì evidente che in questo lasso di tempo l’assenza di pronunciamenti da parte del Vaticano rischia di apparire un “silenzio assenso”, per dirla in gergo amministrativo.
È questo quanto denuncia, in una intervista al quotidiano tedesco cattolico Die Tagespost, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede.
Per il porporato tedesco la Chiesa, in virtù del Cammino sinodale tedesco, si trova oggi in «un’ora di grande tragedia», avendo «sottovalutato l’intero processo e il “Furor teutonicus” sin dall’inizio». E, sempre all’inizio, è stato commesso anche un altro errore, prosegue, «quando è stato detto espressamente che le decisioni dei sinodalisti valgono anche se violano il contenuto della fede cattolica».
Tanto che, sono cose già scritte, in questi quattro anni di lavori sono state molteplici le voci che si sono alzate denunciando le derive contrarie al Magistero della Chiesa che via via emergevano dai vari forum sinodali, arrivando anche allo stop della Santa Sede nel luglio scorso, in un documento nel quale si vietava alla Synodaler Weg di prendere decisioni che «obblighino i vescovi e i fedeli ad adottare nuove forme di governo e nuovi orientamenti di dottrina e morale» e si auspicava che «le proposte del Cammino delle Chiese particolari in Germania confluiscano nel percorso sinodale che sta percorrendo la Chiesa universale, per un reciproco arricchimento e una testimonianza di quella unità con la quale il corpo della Chiesa manifesta la sua fedeltà a Cristo Signore».
Tuttavia, continua Müller, è stato fatto troppo poco e troppo tardi: «Durante la Riforma [protestante, ndr], Roma, non facendo nulla o facendo troppo tardi, fu in parte responsabile della defezione di gran parte della Chiesa cattolica in tutto il Nord Europa. È altamente deplorevole che le autorità responsabili qui siano deluse dalla situazione tedesca e non assumano la loro responsabilità con sufficiente energia per essere il principio e il fondamento eterni dell’unità della Chiesa nella verità rivelata di Cristo».
Insomma, oggi, chiosa prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, «non si riconoscono più i principi fondamentali della fede cattolica», complice un malinteso rispetto a cosa sia la sinodalità. Urge dunque mettere un punto, dare un segnale chiaro con e per l’intera Chiesa: una, santa, cattolica, apostolica.
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