«Disprezzo per i bimbi e sfruttamento spietato delle donne». Sono parole molto dure quelle scelte da mons. Hermann Gletter, vescovo della Conferenza episcopale austriaca, per commentare le pressioni dell’Ue finalizzate a facilitare la maternità surrogata a livello internazionale. In effetti, tali pressioni non mancano. Basti pensare – per stare ai fatti più recenti – a quanto accaduto lo scorso dicembre, con la presentazione da parte della Commissione europea, a Bruxelles, di una proposta di regolamento volta ad armonizzare a livello Ue le norme di diritto internazionale privato in materia di genitorialità, superando così le controversie legate in alcuni Paesi al riconoscimento dei cosiddetti diritti Lbgt, di di adozione e, appunto, di maternità surrogata.
Proprio per questo, fa sapere Die Tagespost, mons. Gletter, ha preso carta e penna scrivendo una lettera datata 10 febbraio 2023 e rivolta ai politici del suo Paese, l’Austria. In questo suo intervento, il vescovo – che peraltro difficilmente può essere etichettato come conservatore (ha pubblicamente appoggiato i giovani ambientalisti di “Friday for future”) – ha inteso mettere a fuoco due questioni. In primo luogo, ha fatto esplicito appello alla possibilità di «veto alla proposta di regolamento avanzata dalla Commissione europea». In seconda battuta, il prelato ha anche esortato gli esponenti politici austriaci a farsi avanti e a «parlare contro iniziative simili, chiedendo in modo chiaro un divieto internazionale sulla maternità surrogata».
Tale divieto, secondo Gletter, deve essere introdotto perché gli accordi di maternità surrogata – contro i quali anche nel nostro Parlamento è stato ripresentato un ddl, a firma Rauti-Malan – rappresentano una forma di traffico di minori e, come tali, «contraddicono la dignità ei diritti dei bambini tutelati dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo». Il vescovo ha inoltre sottolineato come il pagamento di una quota per l’acquisto di un bambino – oltre ad essere moralmente inaccettabile – promuova anche la «mentalità del diritto dei genitori ordinanti», i quali possono pertanto, come in effetti è già accaduto, rifiutarsi di «prendere in carico un bambino che non soddisfa le loro aspettative» o chiederne l’aborto. Tutto questo per limitarsi al soggetto più debole della questione, che se è senza dubbio il figlio. Ma non va neppure dimenticato l’attacco alla dignità femminile.
A tale riguardo, mons. Gletter ritiene che l’utero in affitto non possa in alcun modo essere oggetto di regolamentazione, dal momento che trattasi di «sfruttamento spietato delle donne». Questo perché, continua la lettera vescovile, «la madre surrogata viene privata della sua dignità e degradata a strumento del desiderio altrui di avere figli». Ma ciò è incompatibile con i diritti umani. Tuttavia, se da un lato non si può che esser grati a interventi come quelli di questo prelato, dall’altro deve esser chiaro il motivo per cui non solo l’Ue spinge per regolamentare la genitorialità ottenuta anche con l’utero in affitto, un motivo molto semplice: i soldi. Si stima che il già florido mercato della maternità surrogata, entro il 2023, possa arrivare a muovere 129 miliardi di dollari. Una somma incredibile e, va da sé, vergognosa (Foto: Amt der Tiroler Landesregierung – Unser Land Tirol, screenshot Youtube/Pixabay)
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