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La predica corta della domenica – Una compagnia di salvati
NEWS 22 Gennaio 2023    di don Francesco Capolupo

La predica corta della domenica – Una compagnia di salvati

Domenica 22 Gennaio 2023 – III Domenica del Tempo Ordinario

Commento al Vangelo Mt 4, 12 – 23

Le letture di questa Domenica sono molto esemplificative dell’azione educativa della Liturgia della Parola che sappiamo essere come un quadro dipinto con due pennelli, per così dire: il primo pennello è rappresentato dall’Antico Testamento che ad eccezione del tempo pasquale, dove si leggono gli Atti degli Apostoli, occupa il contenuto della prima lettura, che sempre ha una correlazione con il Vangelo del giorno, che è il secondo pennello che consente di compiere, di fatto, la composizione della tela finale: l’annuncio della Salvezza di Cristo nell’attesa di Israele e nella presenza del Signore Gesù entrato nella storia dell’umanità per portare ciascuno di noi nell’Eternità.

Così, in questo dialogo tra Antico e Nuovo Testamento che vivifica il nostro Spirito, l’evangelista Matteo non dimentica la promessa del profeta Isaia su questa terra periferica che era stata la prima regione umiliata e oppressa dagli Assiri nell’VIII secolo a.C., quando le tribù di Zabulon e di Neftali qui residenti furono vinte, deportate ed esiliate. Isaia annuncia l’azione di un uomo chiamato appunto Emmanuele, un bambino nato come dono di Dio, il quale regnerà portando liberazione e pace. Meditando queste letture appare evidente in primo luogo la metodologia educativa di Dio incarnata dall’azione e decisione di Gesù: “In quel tempo quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali”.

Occorre ripartire dalle ferite e questo è un dato imprescindibile della nostra esistenza umana, tenendo conto che le ferite non sono soltanto dolori e sofferenze che abbiamo subito o che dobbiamo sostenere, portando la nostra fatica assieme a Gesù crocifisso che redime il dolore, ma spesso le nostre ferite sono anche desideri che portiamo nel cuore e che ci sembra di non poter realizzare: dove troverò giustizia? Dove vedrò la Verità? Come faccio a fidarmi di qualcuno in un mondo che sembra dissolversi nell’esperienza dell’infedeltà e dello sfruttamento?

Anche queste domande sono come delle ferite e Gesù non le dimentica, dando compimento alla parola del profeta: qui viene ad abitare, ecco la compagnia che sceglie, questa frontiera disprezzata dai giudei; proprio da qui Gesù inizia la sua predicazione. Questa regione vede dunque “sorgere” una grande luce, la luce di Cristo e del suo Vangelo. La prima consolazione per questo popolo è il balsamo della conversione, un balsamo che brucia in realtà.

Gesù non propone un riscatto sociale, un salto etico della condizione di quel territorio ma porta una luce di conversione: se sei ferito non ti basta essere vittima di quella situazione (vinto, esiliato, deportato, etc.) ma occorre che tu possa spostare il tuo sguardo alla Verità sulla tua vita (conversione) che non è una vendetta per il torto subito, ma una scelta per la salvezza della tua esistenza, abbracciare quindi la consistenza del tuo essere. Così si ripristina la giustizia. Giovanni il Battista è imprigionato per la Verità e Gesù mostra che il suo sacrificio comporta la possibilità di una conversione anche per i lontani, gli esclusi, coloro che non “possono essere all’altezza”, perché la salvezza è universale, ma occorre la conversione e l’accoglienza di questo dono.

Matteo che è un convertito, illuminato da Gesù mentre era avvinghiato nella sua storia di sfruttatore, conosce molto bene questo tipo di balsamo, il cambiamento di sguardo che consiste nel lasciarsi guidare e accompagnare dal Signore, congiunge magistralmente il ritirarsi di Gesù in una terra ferita con la chiamata dei fratelli Simone e Andrea e Giacomo e Giovanni ad essere pescatori di uomini, coloro che lanceranno le reti perché siano sanate le ferite di chi abbraccia il Vangelo della Salvezza. Non c’è conoscenza del Signore senza l’Amore della conversione, senza il riconoscersi bisognosi del Padre che salva perché se siamo amati ameremo di conseguenza, altrimenti la vendetta ed il riscatto sociale saranno una rete che non ci accoglie ma ci stringe nei lacci degli inferi.


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