Domenica 8 Gennaio 2023 – Festa del Battesimo del Signore
Commento al Vangelo Mt 3, 13 – 17
C’è una pericope di questa breve pagina del Vangelo che penso sia centrale per la comprensione di questo gesto di Gesù, al fiume Giordano. Gesù chiede a Giovanni di battezzarlo, ma non ha bisogno alcuno di tale battesimo di penitenza e sappiamo perché: Egli entra nella storia perché tutto si realizzi e perché si manifesti la Santa Trinità che egli è venuto a rivelare. Vorrei, allora, soffermarmi su questo passaggio: “Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare”.
Il tema della giustizia è quanto mai decisivo nel nostro tempo; veniamo dal XX secolo che è stato insanguinato dalle ideologie nazista e comunista che hanno fatto della ingiustizia (propagandata come finta giustizia) il loro strumento di controllo e distruzione di interi popoli. Anche nel nostro tempo questo tema è rimasto caldo: l’ingiustizia sociale, la diseguaglianza, da dove nasce tutto questo?
La risposta di Gesù a Giovanni che, incredulo, voleva impedirgli il battesimo riconoscendo in Gesù il Salvatore che non necessita di perdono e penitenza, ci da la chiave di lettura. L’ideale di giustizia di Israele fu sempre considerato il fondamentale attributo di Jahveh. Quando le cose andavano bene, il devoto giudeo ringraziava il Signore. Quando andavano male, si domandava quali fossero le colpe da espiare. E poiché andarono di male in peggio, anche l’ideale di giustizia subì profonde trasformazioni.
Se il Dio di Mosé era essenzialmente un legislatore, il Dio dei profeti era soprattutto un giudice implacabile, ma nessuno mai dubitò della sua equità: Jahveh retribuiva i singoli, e l’intero popolo, secondo i meriti e le colpe. Quando arrivava una disgrazia, sotto forma di epidemia o disfatta militare, la risposta era facile: chi si comporta male davanti al Signore viene colpito dal suo braccio potente. Ma il termine ebraico che identifica la giustizia indica molto di più della semplice equità; zedaqah letteralmente significa giustizia o rettitudine, ma viene comunemente usata con il significato di carità. Zedaqah si riferisce all’obbligo morale e religioso di fare ciò che è bene e giusto e la forma più alta è fare donazioni che rendano i destinatari indipendenti invece di vivere chiedendo beneficenza.
Questo ci fa capire che Gesù ricevendo il battesimo non perché dovesse emendare colpe ma per “l’obbligo” d’Amore della sua missione, preso su di se in totale libertà, consente a ciascuno di noi di vivere “senza dover chiedere la beneficenza” alle finte promesse del mondo, ma forti e saldi nel Battesimo che abbiamo ricevuto, fonte e culmine della salvezza cristiana assieme ai sacramenti e alla vita della Chiesa! In Cristo siamo veramente liberi, siamo salvati e liberati da un Amore gratuito che compie la giustizia di Israele e che senza l’Incarnazione non si sarebbe potuto avverare.
Gesù sa bene che deve compiersi questa giustizia che è inconcepibile al primo sguardo del Battista, ma lo capirà di li a breve, quando la voce del Padre indicherà il Figlio come l’Amato e non a caso viene usato questo termine: Egli è l’Amato da sempre che rivela al mondo l’Amore eterno, gratuito, liberante di Dio. Questo riconoscimento è il compiersi della giustizia nella vita di ciascuno di noi, nella vita di una società, nei rapporti familiari e lavorativi, in tutta la realtà non più soggetta ad una equità legislativa ma provocata all’Eternità dall’Amore senza fine che sana, cura e libera ogni uomo.
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