«Non conosco nessuno che abbia lavorato a stretto contatto con lui che non riconosca la sua santità e la sua brillantezza», ha detto padre Joseph Fessio, SJ, fondatore e direttore della Ignatius Press con sede a San Francisco, in riferimento al papa emerito Joseph Ratzinger. Fessio era uno studente di dottorato quando ancora Benedetto XVI era solo Joseph Ratzinger, professore e sacerdote all’Università di Ratisbona. E padre Fessio non è l’unico a rilevare la genialità di papa Benedetto XVI.
Dopo la sua morte molti suoi ex studenti e altri studiosi cattolici si sono soffermati a riflettere sulla sua importanza per la Chiesa cattolica come teologo, studioso e predicatore, arrivando a contemplare la possibile canonizzazione e il riconoscimento a dottore della Chiesa. George Weigel, biografo di san Giovanni Paolo II che detiene la William E. Simon Chair in Catholic Studies at the Ethics and Public Policy Center, ha elogiato il defunto pontefice come «uno dei teologi cattolici più creativi dei tempi moderni e probabilmente il più grande predicatore tra i papi da papa san Gregorio Magno», aggiungendo: «Nessuno che abbia mai incontrato ha avuto una mente più lucida o ordinata di Joseph Ratzinger. Credeva che la verità del Vangelo fosse la verità del mondo e ha fatto ogni sforzo per aiutare gli altri a capire quella verità». Peter Kreeft, professore e autore di filosofia del Boston College, ha detto di papa Benedetto XVI: «Era un dono di Dio, uno dei migliori insegnanti che abbiamo mai avuto, pari a Gregorio Magno, Leone il Grande e Leone XIII».
Vale la pena ricordare, come parte di una ricca eredità, tre dei suoi libri più importanti: “Gesù di Nazareth”, “Introduzione al cristianesimo” e ”Lo spirito della liturgia”. Mark Brumley, presidente di Ignatius Press, ha affermato in riferimento a Benedetto XVI: «Era uno dei grandi teologi e ecclesiastici del XX e dell’inizio del XXI secolo. Insieme a papa Giovanni Paolo II, ha servito il Signore e il suo popolo con forza aiutando la Chiesa cattolica ad abbracciare fedelmente la riforma in continuità, piuttosto che con una rottura radicale o un ritorno acritico al passato. Era una forza importante per la fedeltà evangelica e l’impegno con il mondo moderno».
Secondo padre Fessio, la vita di Ratzinger ha mostrato virtù eroiche e prove per una possibile canonizzazione: «Non credo che essere papa sia una prova di santità, né sia un motivo sufficiente per la canonizzazione. Ma essere Joseph Ratzinger lo è», ha detto confessando di aver sperato, nel momento della sua morte, una pronta invocazione “Santo subito!”, così com’era successo per san Giovanni Paolo II nel 2005. Ha poi aggiunto che attende di vederlo aggiunto alla lista dei 37 dottori ufficiali della Chiesa cattolica: san Gregorio Magno, sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, san Giovanni Crisostomo, san Francesco di Sales, san Basilio il Grande, santa Caterina di Siena, santa Ildegarda di Bingen e santa Teresa di Lisieux. Padre D. Vincent Twomey, amico ed ex studente di dottorato del defunto papa, professore emerito di teologia a St. Patrick’s Pontificil University di Maynooth in Irlanda, ha detto che non rimarrebbe sorpreso se Benedetto XVI venisse nominato dottore della Chiesa, «soprattutto per la sua produzione letteraria e accademica».
«I suoi scritti su un vasto spettro di argomenti teologici e filosofici hanno una chiarezza e una profondità che rendono la sua teologia stimolante e quindi liberatoria», ha detto Twomey, «le future generazioni di tutti i ceti sociali troveranno ispirazione nelle sue omelie e nei suoi scritti pastorali come Papa; le sue encicliche sull’amore e la speranza devono classificarsi tra le più eccezionali che siano mai venute dalla penna di un Papa. Nella sua brillantezza, immaginazione, umiltà e fede costante, assomigliava ai Padri della Chiesa, che amava e studiava e portava a sopportare la nostra età travagliata». I suoi appelli fanno seguito alle parole del cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede che in un’intervista del 31 dicembre al National Catholic Register, Müller ha definito Benedetto XVI un «vero dottore della Chiesa per oggi» e un «grande pensatore».
Tim Gray, presidente della scuola di specializzazione in teologia con sede a Denver, l’Augustinthe Institute, ha detto che il ministero di Benedetto XVI ha completato quello del suo amico e predecessore san Giovanni Paolo II, mostrando «come il Concilio Vaticano II abbia applicato fedelmente la Parola di Dio e la proclamazione del Vangelo come modo per navigare nella crisi della verità che ora affrontiamo». Ha poi proseguito: «Ha parlato della speranza che ci sfida a rinunciare al conforto per abbracciare la croce, cercando di andare avanti per la speranza che Cristo ha immagazzinato per noi in cielo. Prego che ora possa realizzare la speranza che amava e la speranza che ha sfidato la Chiesa a mantenersi al di sopra di tutti gli altri».
Per Tracey Rowland, cattedra di Teologia di Giovanni Paolo II all’Università di Notre Dame in Australia, Benedetto XVI è stato «uno degli uomini più istruiti ad occupare l’ufficio di Pietro». «Credo che le generazioni future lo onoreranno con il titolo di Dottore della Chiesa», ha detto, «la sua eredità intellettuale è immensa e almeno alla pari di san John Henry Newman, uno degli eroi intellettuali della sua giovinezza». Ha poi proseguito: «Non ha mai perso la fede della sua infanzia bavarese e l’ha difesa intellettualmente sul palcoscenico del mondo. Ha capito le radici teologiche della crisi culturale del mondo occidentale meglio di qualsiasi leader mondiale della sua generazione». (Fonte) (Fonte foto: Facebook)
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