Il dramma della giovane mamma clochard a Milano ci fa comprendere una volta in più che la responsabilità di fronte alla vita è sempre possibile. La donna, 23 anni, vive insieme al compagno, di 29 anni, in una tenda improvvisata nella stazione San Donato del capoluogo lombardo.
Di fronte agli operatori del Corpo italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, lo scorso 21 dicembre, la ragazza, secondo quanto riportano le cronache de Il Giorno, «ha raccontato di aver partorito il 2 dicembre all’ospedale di Melegnano ma nella sua fragilissima condizione non ha potuto tenere con sé il bambino nato prematuro. “Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?”».
Una storia dal sapore natalizio in tutti i sensi. Che ci ricorda appunto come la vita sia sempre un bene assoluto, per il quale deve sempre esserci una soluzione alternativa allo scarto. La giovane coppia di clochard insegna molto a tutti, dimostrando innanzitutto come non può essere considerata la povertà il fattore primario di rifiuto della vita. Non c’è disagio che possa ridurre questo valore e nella semplice domanda di questa mamma – «Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?» – c’è un trattato sul valore della vita.
«Questo caso», ha commentato l’avvocato Domenico Menorello della pubblica agenda “Sui tetti”, «ci faccia guardare con più attenzione alle occasioni che ci sono per aiutare la vita. Come l’obiettivo del Pnnr di inserire i consultori nelle nuove case di comunità. Il Pnnr allora sia anche occasione di investimento sulla vita, con la possibilità di rifondare i consultori stessi nel rapporto con il privato sociale».
«Nell’agenda Ditelo sui tetti», continua l’avvocato, «da tempo abbiamo osservato che il Pnnr può rappresentare una straordinaria occasione per un grande e investimento sulla vita, valorizzando la capacità di accoglienza che esiste, per porre fine alla troppo lunga stagione dei consultori solo come dispensatori di certificati per l’aborto. Contestualmente diventa improcrastinabile una disciplina dei consultori che dia concretezza al loro obiettivo primario: strumenti e luoghi per aiutare la maternità, mentre nella prassi sono divenuti luoghi per accompagnare la donna verso l’interruzione volontaria di gravidanza».
Sul Timone di novembre abbiamo raccontato un’altra realtà, quella delle culle per la vita, moderne ruote degli esposti, che sono un ulteriore sentinella sempre presente nel vuoto e nel buio di città che troppo spesso dimenticano che per la vita c’è sempre una possibilità.
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