«Ogni tipo di religione sta subendo la repressione del regime» ma, in particolare Ortega sta cercando di «distruggere la Chiesa cattolica in Nicaragua». È una denuncia chiara e senza tentennamenti della situazione nicaguarese, quella sollevata ieri in seno alla Commissione per i diritti umani del Congresso degli Stati Uniti da parte di due esperti di diritti umani. Costoro da un lato hanno descritto la situazione nel Paese e dall’altro, di conseguenze, hanno caldeggiato ulteriori azioni, in particolare da parte Usa, per opporsi al regime di Ortega.
Particolarmente forte, nella Commissione del Congresso, è stata la voce di Bianca Jagger, ex attrice ed ex moglie di Mick Jagger, ma soprattutto attivista cattolica nicaraguense che conosce personalmente molti dei cattolici detenuti nel Paese. In particolare, nel suo intervento la Jagger – oltre a sollevare la denuncia ripresa all’inizio sull’estrema anticattolicità di Ortega – si è soffermata sulla figura del vescovo Rolando Álvarez di Matagalpa (in foto), detenuto da agosto e recentemente accusato di «danneggiare il governo e la società nicaraguense».
Proprio così. Il regime sandinista – che peraltro recentemente ha disposto pure l’arresto di giornalisti cattolici, Manuel Antonio Obando Cortedano, capo dei media della diocesi di Matagalpa, e Wilberto Artola, giornalista del canale digitale TV Merced – ha formalizzato le accuse contro monsignor Álvarez, che nella prima udienza del processo, fissata il prossimo 10 gennaio, dovrà difendersi dalle accuse di «associazione a delinquere finalizzata a minare l’integrità nazionale» e «diffusione di notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Twitter) a danno dello Stato e della società nicaraguense».
Che si arrivi a processare un vescovo perché usa liberamente Twitter rende forse meglio di ogni altro aneddoto l’idea di ciò che sta accadendo in Nicaragua. Non a caso – secondo quanto riportato dalla Catholic News Agency – Bianca Jagger ha definito mons. Álvarez «un uomo di Dio alla mercé di un regime omicida», che sarebbe stato imprigionato e fatto oggetto di una persecuzione proprio per il suo impegno in favore dei diritti «non solo dei fedeli cattolici, ma di tutto il popolo del Nicaragua».
Decisamente chiaro, continuando, è stato anche l’intervento, nella Commissione del congresso, di un altro esponente cattolico Chris Smith, secondo cui quello che sta avvenendo ora in Nicaragua segna un nuovo drammatico «punto basso» pur dopo decenni di governo non certo democratico. Sono considerazioni difficili da contestare, come i lettori del Timone sanno bene dal momento che su queste pagine sono state dettagliatamente raccontate le persecuzioni di Ortega, disposte non solo esiliando o incarcerando leader religiosi, ma anche sopprimendo eventi come messe e processioni.
Non resta dunque che augurarsi che denunce come quelle formulate nella Commissione per i diritti umani del Congresso degli Stati Uniti non restino inascoltate. Perché da parte sua, a quanto risulta, Daniel Ortega non ha alcuna intenzione di ammorbidire la sua linea. E il fatto che, come si diceva poc’anzi, abbia preso ad arrestare anche giornalisti, purtroppo ne è una drammatica conferma. (Fonte foto: Facebook)
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