Imprenditori e dirigenti d’azienda che da oltre settant’anni sono impegnati a testimoniare nelle loro aziende i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Sono i membri dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), associazione privata di fedeli presente in Italia dal ’47 e protagonista della ricostruzione del Paese nel secondo dopoguerra. Attivi a livello internazionale attraverso l’UNIAPAC che riunisce manager e capitani d’impresa cristiani nei cinque continenti, hanno rappresentato quel ceto dirigente cattolico che è stato a lungo l’ossatura dell’industria pubblica e privata italiana: da Alberto Falck a Giuseppe Accorinti, da Lorenzo Valerio Bona a Francesco Merloni. Ancora oggi l’UCID, attraverso una struttura federale e una presenza capillare basata sulle diocesi, riunisce circa 4 mila soci. E anche attraverso un combattivo Movimento Giovani, cui partecipano i soci al di sotto dei 41 anni, è particolarmente attiva e propositiva. Ne abbiamo parlato con Benedetto Delle Site, romano classe ’89, che nell’UCID è il Presidente Nazionale del Movimento Giovani.
Presidente, lo scorso giovedì 8 dicembre lei ha partecipato all’incontro fra il network Ditelo Sui Tetti che riunisce 90 associazioni cattoliche, fra cui la vostra, e il Governo, presenti il Sottosegretario Alfredo Mantovano, il Ministro del Welfare Marina Calderone, il Vice Maria Teresa Bellucci, il Ministro della Salute Orazio Schillaci e il Ministro alla Famiglia e alla Natalità Eugenia Roccella.
«Come imprenditori cattolici, insieme fra gli altri ai medici e ai commercialisti cattolici, e ad altre realtà che sono in un certo senso l’avanguardia del laicato italiano, abbiamo partecipato alla riunione del 9 marzo scorso a Roma in cui il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, ci ha richiamati ad un rinnovato impegno a difesa della persona umana, sempre più minacciata da interventi legislativi in cui si è reso manifesto il tentativo, contro la libertà religiosa ed educativa, di sostituire ex lege all’antropologia naturale e cristiana una visione nichilista dell’uomo, ridotto a aggregato biologico da manipolare senza limiti. Nella enciclica Caritas in veritate, Benedetto XVI scrive che la questione sociale è diventata questione antropologica, ed è questa la nuova frontiera dei cristiani, chiamati a proporre, nello spazio pubblico, sui tetti, la verità della persona da cui scaturiscono i veri diritti di ogni uomo e donna. Partendo da queste basi è stata scritta una agenda di legislatura da proporre ai decisori pubblici e che oggi è il terreno per confrontarci con il nuovo Governo».
La recente manovra è stata però criticata dalle parti sociali.
«Nei membri stessi del Governo vi è la consapevolezza dei limiti di una legge finanziaria su cui un esecutivo neo insediato ha potuto lavorare 45 giorni. Tuttavia come ha evidenziato anche Il Sole 24 Ore sono circa 4 miliardi che, fra misure contro i rincari energetici e altro, la manovra destina alle famiglie. Questo non basta per arginare l’inverno demografico in cui l’Italia è precipitata da molti anni, e che avrà sempre più gravi ricadute sociali ed economiche nel prossimo futuro, ma è comunque un inizio. Il recovery demografico va ampliato e unito ad una chiara e forte azione politica e culturale che metta al centro natalità, famiglia e giovani. Da questo Governo ci aspettiamo un cambio di passo e politiche correttive che possano iniziare a invertire la rotta morente dell’Italia».
Cosa chiedono, in particolare, gli imprenditori e i dirigenti cattolici al nuovo Governo?
«Al Governo gli imprenditori cattolici chiedono sussidiarietà, una parola un tempo molto presente nel vocabolario della politica e oggi meno sentita, perfino nel nostro mondo. Siamo consapevoli di saper fare bene le cose che ci competono. A partire dalla creazione di nuova ricchezza, che se in certe circostanze è stato un mestiere svolto dallo Stato con le sue articolazioni, gli imprenditori con la loro iniziativa, creatività e talento sanno fare meglio. Sussidiarietà serve anche nella messa a terra del Pnrr: se in passato abbiamo visto avvisi pubblici importanti disertati dalle nostre imprese è perché sono mancati l’ascolto e la condivisione. Si è pensato tecnocraticamente di calare e imporre dall’alto modelli di sviluppo che non facevano parte del nostro dna. Per questo chiediamo: lasciar fare chi vuole fare bene. A partire dai giovani. Vi è una selva costituita da costi fissi, burocrazia, mancanza di opportunità che ogni anno lascia fuoriuscire dal Paese alcuni dei suoi migliori talenti».
I cattolici sono stati i protagonisti della rinascita dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale, oggi cosa serve per non essere ridotti ai margini?
«Il beato Giuseppe Toniolo, uno dei padri di quella che sarà la Dottrina sociale della Chiesa, diceva che il cristiano che vuole incidere nella società deve possedere visione e competenza. Oggi il rischio è che possieda l’una e manchi dell’altra, cadendo negli errori opposti e speculari dell’utopia e della tecnocrazia. Occorre formarsi bene, studiare molto ed essere preparati e attenti alla realtà che si ha di fronte. Questo è il tempo di una coraggiosa testimonianza. La Dottrina Sociale serve a questo: essere gli stessi in ogni aspetto e dimensione della vita, anche quella sociale, economica o politica, attraverso un pensiero integrale che consente da cristiani di osservare, giudicare e agire liberamente e consapevolmente nelle molteplici realtà temporali».
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