Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo di seguito l’intervento del dottor Giulio Faraoni, che illustra i contenuti di “Ripartiamo insieme da protagonisti”, una ricerca da lui curata sulla vita parrocchiale post lockdown, con particolare attenzione ad aspettative ed ambiti di fiducia e sfiducia maturati tra i fedeli a seguito della pandemia.
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Lo scorso venerdì 28 ottobre, presso i locali parrocchiali dell’Agrestone a Colle di val d’Elsa, sono stati presentati i risultati del questionario “Ripartiamo insieme da protagonisti”, una ricerca volta ad esplorare risposte ad alcune importanti domande per la Chiesa locale a livello sociale, parrocchiale e personale. La restituzione al territorio è avvenuta alla presenza di sua Eminenza, il Card. Augusto Paolo Lojudice, per la consegna dell’elaborato, e del Dott. Giuliano Guzzo, sociologo e caporedattore del Timone, che ha commentato i risultati ottenuti per mezzo della letteratura sociologica esistente.
L’obiettivo prefissato del progetto è stato quello di creare uno strumento di conoscenza che fosse in grado di analizzare alcuni importanti cambiamenti, per poter pianificare l’azione pastorale partendo da un dato proveniente dalla realtà e non solo dalla personale percezione. Questo lavoro è stato sin dall’inizio pensato come contributo al percorso sinodale della Chiesa, per cercare di porsi, utilizzando parole di Papa Francesco, in “ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama”. Il dato e la sua analisi, non sostituiscono né la relazione dell’uomo con Dio, né quella personale tra gli uomini, tuttavia offrono l’opportunità di creare una conoscenza comune in molti ambiti, attraverso uno strumento tanto riservato da custodire le opinioni di tutti, quanto puntuale nel comprendere le tendenze di una comunità di persone.
Anche sua Eminenza, il Cardinale Lojudice, in un suo intervento, ha ricordato come il cammino sinodale possa essere una possibilità per la Chiesa, dandole l’occasione di compiere un cammino non autoreferenziale e di maggiore qualità. Inoltre, rispondendo ad una domanda formulata dalla nostra Presidente parrocchiale di Azione Cattolica, ci ha fatto riflettere sulla necessità di ricercare sempre, nella programmazione pastorale, una visione di insieme, di acquisire uno stile personale e comunitario più presente e meno “mordi e fuggi”
I risultati dei questionari hanno non solo confermato tendenze chiare e conosciute, ma anche mostrato comportamenti e scelte che sono passate maggiormente nel silenzio. In particolare, l’analisi è stata condotta a partire da 76 questionari compilati a giugno di quest’anno, sia con metodi digitali che cartacei, da persone raggiunte dalla comunicazione parrocchiale, così da poter analizzare le caratteristiche di coloro che continuano ad orbitarle attorno. In modo inequivocabile si è rilevato come alcune problematiche della parrocchia continuino a persistere, ad esempio la difficoltà a raggiungere le giovani generazioni. Si nota infatti, come solo circa il 10% del campione abbia meno di 40 anni, tuttavia da oltre due terzi del campione viene percepita come una ferita molto grave l’impatto che la pandemia ha avuto su bambini e giovani.
Il Dott. Guzzo ci ha spiegato che la sempre minore capacità di attrarre le giovani generazioni è un fenomeno che da molti anni è in atto e che esistono principalmente tre cause, le quali riescono a spiegare gran parte degli abbandoni: l’assenza di un’autentica formazione religiosa, il contatto con paternità spirituali assenti e la provenienza da famiglie poco capaci nella trasmissione della Fede, sia nella formazione che nelle scelte di vita quotidiana.
È quindi di interesse il fatto che queste motivazioni abbiano in comune la mancanza di un rifiuto della figura di Gesù, della Chiesa stessa e del suo corpus dottrinale-morale e che invece siano fortemente legate alla difficoltà di trovare risposte adeguate ad una sete di spiritualità e senso. È stato inoltre interessante lo spunto che ci ha fornito sua Eminenza, riguardo al fatto che oggi la catechesi non può essere considerata la “ciliegina” sulla torta, poiché è venuta meno quest’ultima, cioè una società civile impregnata di valori cattolici. Per questo motivo il metodo scolastico, ha aggiunto sua Eminenza, è l’antitesi della trasmissione della fede, sebbene sia ancora molto utilizzato. Tra i risultati, inoltre, si è registrato uno “spostamento” online delle attività, infatti è aumentato l’impiego di strumenti digitali come videochiamate, social network e compravendita su siti di e-commerce, ma si è anche verificata una contemporanea diminuzione della frequentazione delle attività “offline”, come gli uffici pubblici/privati e le attività di volontariato. In questo contesto, a causa della sua forte vocazione comunitaria in presenza, anche la Parrocchia ha subito una diminuzione in media della frequentazione da parte del campione.
Fortunatamente però, i risultati non hanno tratteggiato solo un quadro negativo e hanno disegnato alcune strade di speranza dal quale poter ripartire. Un esempio di questo è la centralità della Santa Messa nella vita dei parrocchiani: infatti, si è notato come la maggior parte dei raggiunti non abbia modificato le proprie abitudini nel frequentare la Santa Messa, mostrando quindi come una stabilità nelle abitudini porti a rimanere vicini all’ambiente parrocchiale. Inoltre, si è rilevato che le persone che frequentano la Santa Messa in modo più assiduo sono anche coloro che hanno sentito maggiormente la mancanza della Chiesa nella loro vita, sia per quanto riguarda attività di carattere liturgico, che di formazione e solidarietà.
Infine, un risultato interessante ha riguardato il cambiamento nel riporre la fiducia da parte delle persone: infatti, complessivamente, la fiducia cala verso tutto, in particolare per le istituzioni pubbliche e la stampa; tuttavia, in questo periodo di crisi e di isolamento, i rispondenti hanno riscoperto una maggiore fiducia in sé stessi e nelle persone realmente intorno a sé, come la famiglia, segno di come questa cellula fondamentale della società umana non abbia ancora smesso di contribuire in modo positivo al sostegno e la crescita della persona, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. Per Guzzo questo non deve stupirci, infatti nonostante le campagne di discredito e di indifferenza dei media e della comunicazione, la famiglia rimane l’unica realtà in grado di rispondere contemporaneamente alla funzione educativa, economica e riproduttiva.
Il lavoro di questa analisi esplorativa ha quindi mostrato come possa essere fattibile applicare l’analisi statistica al mondo parrocchiale ed è quindi un primo passo per la creazione di uno strumento utile, da affiancare alla relazione comunitaria quotidiana, per raggiungere l’obiettivo di costruire una salda comunità, consapevole di sé stessa e maggiormente unita. Gli studi sociologici indicano come il raggiungimento di una comunità parrocchiale salda e viva nel territorio sia un beneficio per l’intero tessuto sociale, infatti essa contribuisce all’integrazione a tutti i livelli, sfavorisce la criminalità e protegge e tutela le famiglie.
Per questo motivo c’è stato offerto da Giuliano Guzzo un cambio di prospettiva: una società che rifiuta la Fede e la Chiesa pone una doppia sfida, una ai fedeli, che trovano maggiori difficoltà nella progettazione e nella costruzione di attività, e l’altra alla società stessa, poiché rifiuta un percorso che ha in sé stesso un grande valore aggiunto, non solo per chi la vive e la frequenta quotidianamente, ma anche per il resto della società. La speranza è che questa ricerca possa essere un progetto pilota, non solo per scoprire tendenze presenti e future, ma da poter utilizzare anche in altri luoghi, sia come strumento di conoscenza che come progetto per lo sviluppo della formazione, composto in primo luogo da uno studio generale dell’argomento di interesse e successivamente da uno più dettagliato del territorio (foto: VisualHunt)
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