La notizia è arrivata sui media piuttosto, o forse si potrebbe dire anche completamente, inaspettata: Wladimiro Guadagno, meglio noto con il nome di Vladimir Luxuria, il prossimo febbraio 2023, sarà tra gli ospiti che calcheranno il palco della seconda edizione del Festival di Musica Cristiana della Città di Sanremo.
L’annuncio è arrivato in via formale per bocca dell’ideatore e direttore artistico del festival “alternativo” sanremese, Fabrizio Venturi: «Sono lieto di comunicare», ha infatti affermato il cantautore, «che Vladimir Luxuria sarà ospite del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2023. Vladimir è un grande personaggio politico e dello spettacolo, una persona che stimo molto, che ha lottato e che lotta ogni giorno contro ogni forma di discriminazione. È anche una bravissima cantante e ci auguriamo che possa esibirsi sul nostro palco, magari con una canzone i cui contenuti sono cristiani. Il nostro Festival canta l’amore, la fede in Dio, la pace, l’unità e veicola un messaggio di amore universale, che accoglie le diversità in quanto colme di ricchezza non solo culturale, ma anche e soprattutto spirituale, nonché necessarie allo sviluppo sociale e morale dell’essere umano».
Una dichiarazione di certo impegnata, non un mero comunicato stampa scarno e asciutto, quella di Venturi. E che si poggia su un antefatto importante: Luxuria ha infatti dichiarato pubblicamente, all’inizio di questo mese di novembre, di essere tornato cattolico, «perché Dio accoglie tutti». Un passaggio, questo, maturato già da tempo e nel quale ha giocato un ruolo fondamentale don Gallo che, ha dichiarato ancora l’attivista Lgbt, «mi ha convinta che non dovevo mettere in discussione la mia fede in Dio. Ho ripreso ad andare a Messa e a fare la Comunione. Pensavo che non sarei stata accettata e, invece, mi hanno accolta a braccia aperte». Talmente a braccia aperte che, appunto, ora la sua figura trova spazio anche sul palco del Festival della Canzone Cristiana.
Senza entrare qui nel merito di quale sia ad oggi il percorso di fede di Luxuria o di quanto possa o non possa essere bravo nel cantare, se effettivamente canterà, il nocciolo della questione appare un altro e ruota attorno all’opportunità di fare un invito simile per un festival che si fregia di dirsi “cristiano”. Perché, per quanto sia assolutamente vero che Dio ama tutti ed è pronto a perdonare e accogliere tutti coloro che fanno mea culpa e, cambiando vita, s’incamminano sulla via della Verità, è altrettanto vero che i “valori” portati avanti da Luxuria, da attivista, sono contrari a quanto afferma la Dottrina cristiana.
A meno che, come si può leggere tra le righe dell’invito formulato a Luxuria, l’intento non sia un altro: forzare, in maniera subdola ma nel contempo potente in quanto a grado di pervasione, una “apertura” del mondo cristiano verso il mondo Lgbt… ovviamente nel nome – come affermato dallo stesso Venturi – di accogliere «le diversità in quanto colme di ricchezza non solo culturale, ma anche e soprattutto spirituale».
Accanto a questo, come ha sottolineato l’intramontabile Giulio Rapetti Mogol, dall’alto dei suoi ottantasei anni, in una intervista rilasciata al mensile cartaceo del Timone di novembre (si veda qui): «Quando la politica entra nella canzone di solito non vengono fuori capolavori. Delle canzoni sessantottine non ce n’è una che sia rimasta viva, provi a farsene venire in mente una. La verità è che l’oggetto delle canzoni dev’essere la vita, che è meravigliosa, non la politica». E questo vale anche quando la politica, o l’ideologia dietro a essa sottesa, non passa solamente o tanto attraverso i testi delle canzoni, ma anche attraverso i cantanti stessi, in quanto testimonial di un preciso orientamento (Foto: Imagoeconomica)
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