Mentre il neo presidente della Camera Lorenzo Fontana riceve una telefonata del Papa che lo ringrazia per averlo citato come «riferimento spirituale per la maggioranza dei cittadini italiani» elogiando la sua «azione diplomatica a favore della pace senza uguali», vengono presentate le prime proposte di legge. Tra i 500 ddl presentati alla Camera e al Senato in questo inizio legislatura ce n’è uno – nello specifico due – molto discusso e contestato dall’opposizione. Era già stato presentato durante la precedente legislatura, ma mai discusso.
Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha presentato il ddl per istituire la Giornata della vita nascente e il ddl, già bollato dall’opposizione come “anti abortista” – e sarebbe un insulto? – per la modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito. L’avesse mai fatto. «Proposte inaudite», commenta la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi. Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.
Il primo ddl mira a riconoscere il 25 marzo come “Giornata della vita nascente”, così da promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità. In occasione della Giornata lo Stato, le Regioni e gli Enti locali dovranno organizzare «manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di informazione e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di diffondere informazioni sulla gestazione, sulle comunicazione e interazione relazionale precoci tra madre e figlio, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza, sui diritti spettanti alla gestante, sui servizi sanitari e di assistenza presenti sul territorio, sulla legislazione sul lavoro a tutela della madre e del padre, nella prospettiva di far emergere tutta la positività dell’esperienza genitoriale».
Il secondo, composto da un solo articolo, spiega come «ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento. I diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita», ad oggi infatti il codice civile riconosce la capacità giuridica solo dal momento della nascita. «Il mio obiettivo», ha aggiunto Maurizio Gasparri, «è che si apra una discussione sul tema dell’aborto, della maternità, della vita».
Per l’opposizione però, sembra che non se ne possa neanche parlare. Che quello della vita, dal suo inizio alla fine, sarebbe stato uno dei terreni di scontro più divisivi di questa legislatura, era da aspettarselo. In fondo durante la campagna elettorale Giorgia Meloni ha sempre ribadito che avrebbe impostato le politiche per la famiglia nell’ottica di contrastare il calo delle nascite e quindi promuovere azioni pro life.
Ma ora che si vuole passare dalle parole ai fatti dal Pd insorgono, perché «il disegno di legge del senatore Gasparri per il riconoscimento della capacità giuridica al concepito ha un solo scopo: minare alla radice la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza», secondo la senatrice del Pd Valeria Valente. Ovviamente si sono espressi tutti in coro, Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa, interviene così: «Come previsto, la prima mossa della destra in questa nuova legislatura è mettere i diritti delle donne nel mirino […] Rappresenta solo il primo tentativo di abbattere le conquiste di questi anni. Come Più Europa ci opporremo dentro e fuori il Parlamento, a difesa di tutte e di tutti». Già, tranne quei «tutte e tutti» ancora in grembo.
Ma la portata più sconvolgente di questa proposta l’ha ben sottolineata con un Tweet Alessia Morani, componente della direzione del Pd, «se si riconosce la capacità giuridica dal momento del concepimento il feto ha gli stessi diritti della madre. Serve altro?». No, non serve, perché questa affermazione smaschera senza bisogno di aggiungere nulla il grande inganno della sinistra che pone sotto la sua ala protettrice solo alcuni diritti ben selezionati.
Sarebbe importante ricordare a questo coro di voci sconvolte che non Gasparri, ma niente di meno che la Corte costituzionale, con una sentenza (35/1997) dichiarò inammissibile un referendum promosso dai radicali che avrebbe abrogato una buona parte della legge 194: «Ha fondamento costituzionale la tutela del concepito, la cui situazione giuridica si colloca, sia pure con le particolari caratteristiche sue proprie, tra i diritti inviolabili dell’uomo riconosciuti e garantiti dall’art. 2 della Costituzione, denominando tale diritto come diritto alla vita, oggetto di specifica salvaguardia costituzionale».
Nella relazione che accompagna la proposta di legge di Fi spiega come nell’articolo 1 della legge 194 «non vi è una negazione dei diritti del concepito, ma nemmeno vi è un loro riconoscimento», per questo, secondo Gasparri, si ritiene «opportuna la modifica dell’articolo 1 del codice civile perché essa condurrebbe a una applicazione della intera legge n. 194 del 1978 più coerente con l’intento di prevenire l’aborto volontario, in qualsiasi forma, legale o clandestino che sia».
Peraltro, la sua proposta ne ricalca un’altra della senatrice Binetti: quella presentata nel 2021 in occasione del 30° anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia a firma Gigli-Sberna. «Nel sentire giuridico del Paese, il nascituro c’è. [Si tratta di] riscoprire il valore intrinseco della dignità della vita», così recitava.
Ma questi non sono stati i soli ddl su temi etici. Il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, ripresenta il ddl sulle “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente”. Mentre il senatore Pd Alfredo Bazoli ne deposita uno sulle “disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” e gli fa eco anche Enrico Costa. In un’Italia in cui sembrano far tendenza eutanasia e aborto sempre più sdoganati, dobbiamo prepararci a combattere una «battaglia medievale», come piace definirla a Sandra Zampa, senatrice Pd e responsabile del dipartimento salute. (foto: Imagoeconomica)
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