Negli stessi giorni in cui, in Italia, il termine «ultracattolico» è tornato in auge – l’occasione è stata l’elezione a Presidente della Camera del leghista Lorenzo Fontana, reo per la stampa liberal di recitare ben 50 Ave Maria al giorno -, c’è un vescovo che interviene proprio su questo tema; e lo fa smontando il gioco terminologico della cultura dominante, quella a parole tollerante ma, nei fatti, sempre pronta a bollare chi la pensa diversamente come «medievale», «omofobo» oppure, appunto, «ultracattolico».
Stiamo parlando di monsignor Luis Argüello, arcivescovo di Valladolid tuttora portavoce e segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, il quale il 16 ottobre scorso, su Twitter, è intervenuto a proposito degli attacchi che nel suo Paese – la Spagna – vengono indirizzati a «coloro che difendono la vita pregando davanti a una clinica in cui viene uccisa una persona che cresce nel grembo materno» e che, solo per questo, «sono screditati come ultra-cattolici o di estrema destra».
Ebbene questi, secondo monsignor Argüello, altro non sono che «argomenti ad hominem» impiegati da coloro che, in realtà – ha aggiunto sempre l’arcivescovo di Valladolid – si rendono perfettamente conto di «andare contro la scienza, l’etica, l’ecologia integrale e la voce di Dio». Il segretario generale della Conferenza episcopale spagnola ha effettuato questo intervento non casualmente ma in risposta all’atteggiamento del governo del suo Paese, che da tempo sta rendendo la vita difficile ai pro life e in particolare a quanti pregano davanti alle cliniche per aborti.
Basti qui ricordare come, non più tardi dello scorso mese di aprile, sia stata introdotta una modifica al codice penale iberico che, sostanzialmente, prevede pene assai severe – che vanno da tre mesi fino ad un anno di reclusione – per quanti siano giudicati colpevoli di aver compiuto «atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi» ai danni delle donne che stanno per abortire. Le parole di questo arcivescovo spagnolo – non nuovo, va detto, a prese di posizione forti contro l’aborto – però possono e debbono essere lette anche sotto una luce culturale.
Di più: come si diceva all’inizio, quanto monsignor Argüello sostiene può valere – anzi, vale benissimo – anche con riferimento al nostro Paese dove, per la verità da ormai qualche anno, l’appellativo «ultracattolico» viene agitato come una clava ogni qual volta si vuole mettere a tacere chi, semplicemente, fa suo in modo integrale l’insegnamento della Chiesa. E proprio per questo non si fa certo intimorire, memore di quanto nel Vangelo è stato previsto: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11).
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