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Charlotte e George ai funerali della nonna. Una straordinaria non notizia
NEWS 20 Settembre 2022    di Manuela Antonacci

Charlotte e George ai funerali della nonna. Una straordinaria non notizia

Sfilano i potenti della terra, ai funerali solenni della regina Elisabetta, il cui feretro, avvolto nello stendardo reale, è giunto in processione da Westminster Hall, dove centinaia di migliaia di sudditi hanno fatto file di ore per rendere omaggio alla regina, all’abbazia di Westminster, dove, ieri mattina, si è tenuto il rito funebre.

I grandi del mondo partecipano, dunque, all’evento forse più importante e solenne della storia della corona britannica. Oltre 200 capi di governo, per citarne solo alcuni: dal nostro presidente Sergio Mattarella, alle varie teste coronate d’Europa (il re Felipe VI di Spagna, i principi di Monaco Alberto e Charlene ecc.) ma anche il sultano del Brunei HassanalBolkiah, il principe ereditario del Kuwait, lo sceicco Meshal al- Ahmad al Sabah e così via.

Ma tra queste grandi personalità, agli obiettivi dei media non sono sfuggiti i volti rubicondi e infantili dei principini George e Charlotte, pronipoti della regina che hanno camminato e sfilato, tra i genitori e gli zii Harry e Megan. Eppure, quando i nomi di George e Charlotte sono stati menzionati, nel solenne annuncio sull’ordine di comparizione dei membri della famiglia reale britannica ai funerali della regina, immediatamente la stampa l’ha consacrata come “la notizia nella notizia”, facendole fare il giro del mondo. E c’è chi ha persino condannato la scelta di coinvolgere, i due bambini, definendolo un carico motivo eccessivo sulle loro spalle.

Ma davvero si tratta di un gesto così eclatante e persino inopportuno o innaturale? Di una “notizia”? Ma la vera domanda di fondo è: la morte fa ancora parte della vita, nella nostra società, al punto che neanche due nipotini possono andare a porgere il loro ultimo saluto alla bisnonna? Eh già, perché mentre siamo abituati ad essere esposti agli spettacoli più assurdi che ci vengono propinati come le scelte più naturali di questo mondo (dalla follia del gender, all’esplicita negazione della figura del padre o della madre, a seconda delle circostanze, in nome del “love is love”, passando per l’esaltazione della mentalità abortista ecce ecc.) e con la complicità della morale falsamente neutra dei mass-media, senza risparmiare a tale esposizione, nemmeno i bambini, per la morte no, questo non vale.

Della morte, per quanto possibile, si tende a cancellare il ricordo ed ecco tutta una serie di perifrasi per indicare quella che di fatto altro non è che la cessazione della vita terrena: “Si è addormentato”, “E’ venuto a mancare”, “si è spento” ecc. Il linguaggio, come si sa, è lo specchio fedele dei cambiamenti che avvengono nella società. Ancora di più, un simile atteggiamento tra il protettivo e il censorio, si adotta nei confronti dei bambini, considerati troppo fragili per fare esperienza di quello che prima o poi, tuttavia, sarà il destino di tutti. Proprio come ci dimostra l’esempio, più eclatante, dei due principini di Inghilterra.

Eppure proprio l’esperienza della morte ci rimanda a pieno il senso della vita che, come ha un inizio, ha, di fatto, una fine. Ed è un dato che dice tutto! Un tratto di strada che non essendo eterno, va vissuto con tutta la consapevolezza della sua transitorietà. Una consapevolezza che salva, perché aiuta a dare le giuste proporzioni agli eventi che si svolgono in questo lasso di tempo non infinito, sapendo che “tutto passa”. E come vale il detto “Sic transit gloria mundi”, così vale per i momenti di sconforto infinito, perché anche il dolore e non solo le glorie, anche la sofferenza, è destinata a passare.

Una prospettiva, un sano distacco che può arrivare a guarire l’animo dagli attaccamenti “umani troppo umani”, ai sentimenti alle emozioni, riconducendoli alla loro vera essenza che, di fronte all’Eternità riacquista le giuste dimensioni. La morte, allora, come irrinunciabile panacea alla folle rincorsa delle emozioni, a cui siamo, oggi, quasi condannati, un salvifico freno a mano che, nei bambini, sin da piccoli, riporta in carreggiata e indica il giusto passo da tenere, verso la meta finale.

 

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