Il risultato era scontato: la vittoria al Referendum propositivo sull’aborto a San Marino non dava adito a dubbi. Il Progetto di Legge è stato approvato dal Consiglio Grande e Generale con 32 voti favorevoli, 7 contrari, 10 astenuti e una decina di assenti. Le grida scomposte di gioia dell’aula hanno mostrato il senso tragico di quanto accaduto: la morte ha vinto sulla vita. Certo, ci sono stati emendamenti, piccole correzioni, eliminazione delle parti più ideologicamente controverse (addirittura si parlava, nel testo uscito dalla Commissione IV, di «vocazione laica» della Repubblica) e si è voluto, dopo un lungo dibattito, persino togliere la tutela della vita umana «dall’inizio».
Questo perché pare discutibile quando inizi la vita stessa (anzi, si arriva a sostenere, secondo il relatore di minoranza, che affermare di tutelare la vita umana dall’inizio… sia «un tentativo di colpevolizzare la donna che dovesse scegliere di ricorrere all’IVG. In considerazione del fatto che l’embrione va considerato vita umana nel momento in cui inizia a formarsi il sistema nervoso, che permette di provare, tra le altre cose, il dolore. Ciò avviene intorno al terzo mese di gravidanza. Dunque, nei primi 3 mesi non si può parlare di persona umana e non si può ritenere che l’aborto equivalga ad un omicidio ed in quanto tale punito penalmente.»)
Con queste premesse, si può capire quale sia il tenore di questa legge, esaltata dai media che si considerano progressisti: risuona nel nostro cuore il grido disperato di Nietzsche per la morte di Dio. E basta sostituire al nome di Dio il nome dell’uomo, perché “la creatura senza il Creatore svanisce”: «Dio [l’uomo] resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!»
Avremo modo di commentare il testo di questa legge quando sarà reso pubblico, dopo che abbiamo ascoltato (con sofferenza) il dibattito in aula. Non possiamo però tacere queste considerazioni rispetto a tutto l’iter.
Mi pare che, nel tentativo di rendere l’aborto un «diritto civile», cancellando il più grave diritto del concepito che risulta debole e indifeso, nella presunzione che il risultato referendario costituisca un potere assoluto in ogni campo della vita civile, si sia voluto introdurre una legge che supera ampiamente il mandato referendario stesso e che stravolga la cultura di questo paese, che accoglie i visitatori con l’augurio «Benvenuti nell’antica terra della libertà».
Le voci contrarie son state troppo deboli, e gli strumenti pubblici di informazione (penso in particolare alla TV di stato) forse di parte. Rimane aperto un lavoro immane, di cultura e di legislazione, che dia voce alla vita, anche e soprattutto in questo terribile inverno demografico che non ha risparmiato San Marino.
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