Il due settembre debutta su Amazon la serie Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere. J. R. R. Tolkien, autore del romanzo che ha ispirato l’attesissima serie dell’anno, ha fatto confluire nell’opera letteraria il suo bagaglio religioso. Non siamo noi a inventarcelo, ma lo stesso Tolkien in una lettera del dicembre del 1953 all’amico gesuita Robert Murray, scrive: «Ovviamente Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio lo è stato inconsciamente, ma lo è diventata consapevolmente nella revisione. È per questo motivo che non ho inserito, o ho eliminato, praticamente ogni riferimento a qualsiasi tipo di religione, culto o pratica religiosa, nel mondo immaginario. L’elemento religioso è infatti insito nella storia e nel simbolismo». Ne Il Signore degli Anelli, insisteva l’autore in un’altra lettera, «il conflitto essenziale non riguarda la libertà, anche se è naturalmente compresa. Riguarda Dio e il suo diritto esclusivo agli onori divini».
Dopo aver presagito una trasgressione dei fondamenti della mitologia a radice cristiana ideata da Tolkien, Blanco ritiene che ciò a cui si mira è una progressiva decostruzione del linguaggio contenuto nelle grandi storie, cosicché «i cattivi sono presentati come buoni incompresi» e così da mescolare il bene con il male. Dello sfondo cristiano del Signore degli Anelli se ne discute sempre tanto, ma secondo Blanco «Tolkien era profondamente cattolico. Se non si capisce questo, non si capisce nulla». L’origine della sua identità cristiana si trova nella conversione di sua madre dalla Chiesa battista al cattolicesimo «che le è costata la vita», racconta Blanco. Nell’Inghilterra della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo, una vedova cattolica, ripudiata dalla sua famiglia era condannata a una morte sociale che, in questo caso, divenne presto anche fisica. La madre di Tolkien morì quando aveva appena 12 anni e, prima di morire, lasciò i suoi figli in custodia a padre Francis Xavier Morgan, sacerdote di origine spagnola assegnato all’oratorio di San Filippo Neri di Birmingham fondato dal cardinale John Henry Newman.
Ed è proprio l’influenza di quest’ultimo a essere stata centrale per il retroterra culturale dello scrittore. «Il cardinale Newman affermava, riguardo ai miti, che ci sono due rivelazioni. Una, quella contenuta nella Bibbia. E un’altra, per raggiungere i gentili, attraverso ciò che si è riflesso nel corso della storia attraverso i miti», spiega Blanco. In questo senso, Newman sosteneva che «la mitologia ben intesa prefigura il Vangelo», espone Blanco. Per questo Tolkien decise di creare un universo mitologico con radici cattoliche per l’Inghilterra non cattolica e iniziò a scrivere il Silmarillion, dove rappresenta la creazione di un mondo con un dio unico in cui l’angelo più bello si ribella. L’intento è narrare la mitologia «in modo da poter raggiungere il cuore della gente senza forzare le persone», sottolinea Blanco, attraverso «la battaglia profonda e spirituale che Tolkien ha sempre difeso». Inoltre, per Blanco, le intenzioni di Tolkien osavano spingersi anche un po’ più in là fino a voler far entrare la sua mitologia «nella Russia sovietica e in terre di persecuzione», poiché aveva appreso dai racconti di padre Morgan gli avvenimenti della II Repubblica spagnola e la successiva guerra civile contro i cattolici.
Una rapida occhiata all’azienda di Jeff Bezos, la stessa che ha deciso di finanziare l’aborto delle dipendenti, e si capisce di che cosa stiamo parlando. Le critiche non provengono solo dal mondo cattolico, bensì sono stati molti i fan “puristi” a esprimere il loro disagio verso quella che ritengono essere un’interpretazione “woke” e al ribasso de Il Signore degli Anelli. Sembra che questa inclusività forzata stia cominciando a dar fastidio a tutti.
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