A volte pensiamo che serva chissà che cosa per convertirci e per suscitare conversioni. Cerchiamo colpi di scena, nuovi miracoli, liturgie 2.0. E invece è la “semplice” Messa a sapere il fatto suo. È notizia di questi giorni che l’attore hollywoodiano Shia LaBeouf si sia convertito al cattolicesimo colpito dalla tradizionale Messa, per di più in latino. L’interpretazione del ruolo di san Pio da Pietrelcina gli ha fornito l’occasione di studiare la vita del Santo, i Vangeli e di avvicinarsi a un Gesù.
L’attore di Transformers and Fury ha rivelato poi in un’intervista la sua devozione per la Messa in latino. Figlio di madre ebrea, ha fatto il suo bar mitzvah all’età di 13 anni e fu battezzato cristiano da uno zio metodista. Ma è sul set del film che Dio lo attendeva e oggi partecipa alla Messa e prega il Rosario. Che cosa l’ha attratto nel profondo? «Sembra che mi stessero confidando un profondo segreto», dice della Messa in latino, «e non vendendomi un’auto». La gratuità, l’intima unione con Dio suscitata dalla solennità delle nostre liturgie. Sono tanti i “colpi di fulmine” avvenuti nei luoghi di culto. In particolare, abbiamo molte testimonianze di conversioni suscitate dalla liturgia stessa.
In questo senso, Sante de Sanctis, studioso tra i fondatori padri della psicologia italiana, in un testo pubblicato del 1925, racconta di quanto egli stesso abbia incontrato egli molti convertiti al cattolicesimo perché affascinati dalla liturgia tradizionale. «Le cerimonie del culto cattolico tolsero non poche anime a Lutero per rendere al cristianesimo tradizionale. Per esempio la liturgia cattolica ebbe gran parte nella conversione dell’olandese Pieter van der Meer de Walcheren e in quella di Huysmans. Il mio primo convertito e il terzo subirono anch’essi il fascino estetico-mistico delle navate maestose e solitarie e dei canti liturgici», si legge nei suoi scritti.
Possiamo fare anche altri nomi. Marcel Proust, Ken Follett, seppur lontani dalla fede cattolica, hanno qualcosa di importante da dire anche a noi cattolici che a volte pensiamo alla messa come scontata e sempre uguale. «Una rappresentazione di Wagner a Bayreuth è men che nulla accanto alla celebrazione della messa solenne nella cattedrale di Chartres», afferma l’agnostico Proust. E se passiamo alle parole di Ken Follett capiamo come la forma della liturgia, la struttura delle nostre chiese, la cura e la solennità dei riti, l’estetica, abbiano un linguaggio specifico che porta l’uomo a prepararsi all’incontro con Dio. «Mi considero un ateo non praticante. Continuo a non credere in Dio e non faccio mai la comunione», scrive Follett, «ma andare in chiesa mi piace. I vespri cantati sono la mia funzione preferita […]. Perché ci vado? L’architettura, la musica, le parole della Bibbia [..]. Andare in chiesa consola la mia anima. E, come alla fine sono riuscito a comprendere, questo è esattamente ciò che si suppone debba fare. Quanto tempo ci occorre, spesso, per capire le verità più semplici».
La struttura antropologica della liturgia cattolica oggi è in crisi. La confessione è una pratica rara, la riscoperta del proprio battesimo non è obiettivo di tutti i giorni, a Messa ci si va quando se ne sente il bisogno e la Comunione si fa quando capita. Se da un lato è importante che oggi il rapporto con Dio sia vissuto ogni giorno – e non solo quando ci si reca in chiesa -, è anche vero che rischiamo di creare un divario incolmabile tra la vita del cristiano e la liturgia.
La liturgia cristiana – alla quale ha dedicato profonde riflessioni l’allora cardinale Ratzinger – è l’espressione più profonda della storia di salvezza personale e comunitaria che Dio ha intrapreso e intraprende con ciascuno dei Suoi figli. In tal senso la liturgia è fare memoria della nostra alleanza con Dio e ogni suo gesto, elaborato lungo i secoli, esprime il gratuito manifestarsi di quella storia di salvezza. È così che la Messa diventa occasione per realizzare la conversione nel nostro cuore a partire dalla libera iniziativa di Dio. Dovremmo tenerlo a mente. (Foto: pagina Facebook Catholic Study Fellowship)
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