Allo stand del Timone, al Meeting di Rimini, è passata a trovarci Maria Rachele Ruiu, moglie, mamma di due splendidi bambini, laureata in psicologia e volto noto dell’attivismo pro life Italiano e ora – è notizia uscita da poco – candidata, in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre, con Fratelli d’Italia, nella circoscrizione Lazio 1-03 4. L’abbiamo avvicinata per saperne di più di questa sua nuova esperienza politica.
Dottoressa Ruiu, anzitutto quando e come nasce la sua passione per la vita e per i temi della vita e della famiglia?
«Nasce 15 anni fa, quando ho incontrato un’associazione che si occupava di gravidanze indesiderate, con una casa famiglia dove abbiamo visto nascere alcuni bambini e dove ho cominciato a seguire donne che avevano abortito volontariamente. Un giorno una di di queste donne mi ha detto: “Se avessi saputo il dolore che mi sarebbe toccato vivere, forse avrei fatto un’altra scelta”. Allora mi sono chiesta dove fossi io quando a quella donna aveva bisogno, quando cioè le era stato proposto l’aborto come una soluzione semplice e indolore. Ed è stato allora, riflettendo su quell’episodio, che ho deciso di metterci la faccia e mi sono impegnata. Il resto è venuto di conseguenza dato che la battaglia per la vita e quella per la famiglia sono strettamente connesse. Così Sono passati già 9 anni dalla nascita de la Manif Pour Tous Italia, divenuta poi Generazione Famiglia e confluita oggi in Pro Vita & Famiglia Onlus, e 7 dalla fondazione del comitato del Family Day che ha dato luogo alle due imponenti manifestazioni di piazza di San Giovanni e Circo Massimo, e neanche un anno dalla testimonianza allegra del corte “Scegliamo la Vita” della Manifestazione nazionale per la Vita».
D’accordo, ma come mai oggi si candida? Le manifestazioni e l’attivismo, per così dire, non bastavano più?
«Questa scelta, arrivata dopo un anno molto impegnativo per la mia famiglia, è maturata dopo una considerazione che ho fatto. E che parte da qui: spesso, dal mondo associazionistico si guarda ai politici con atteggiamento giustamente esigente, dicendo “devi fare questo” o “devi fare quello”. In parte è anche per questo che, in passato, ho sempre risposto negativamente a delle proposte di impegnarmi in politica: forse temevo di dovermi sporcare? Di deludere? Ma dopo questo anno difficile, in cui io e mio marito Stefano abbiamo maturato consapevolezze importanti – come quella per cui nessuno è indispensabile e che ogni ora della vita è preziosa -, ho deciso di andare oltre alcune resistenze che avevo sempre avuto. E ho deciso che sì, se in politica si può portare qualche beneficio tangibile anche in termini di speranza, allora anche io posso metterci la faccia. Il mondo dell’associazionismo da cui provengo può lavorare benissimo anche senza un mio contributo diretto, anzi, resteremo in cordata, lavoreremo uniti, interconnessi, diretti verso la stessa meta, mentre sul piano istituzionale, io posso portare avanti iniziative in favore della vita della famiglia e che diano speranza..
A proposito di vita famiglia e speranza , come pensa di poter incidere a livello politico?
«Occupandosi di vita, famiglia e libertà educativa, si può fortunatamente lavorare a 360 gradi. Ciò non toglie, ovviamente, come la politica vada fatta con competenza e con spirito di squadra; ma proprio per questo – e cioè per mettere a frutto le conoscenze di persone e le esperienze fatte in 10 anni di impegno diretto – intendo offrire un contributo anche culturale sotto tanti punti di vista. Facendo capire, anzitutto, che si può entrare in politica non nonostante, ma grazie al fatto di essere mamma. Io non entro cioè in politica come singolo, ma insieme alla mia famiglia: Stefano, Michele e Francesco. Questo perché, appunto, penso sia prioritaria una cosa: mettere in luce il fatto che le vere opportunità debbono aiutare una donna ad essere libera di partorire anche quando la gravidanza è inaspettata, o difficile, ad essere mamma senza vergognarsi di essere tale, ovviamente, ma pure senza impedirle di dare un contributo nel mondo del lavoro e delle istituzioni, se lo desidera, senza dover rinunciare o rimandare la maternità. Voglio portare la vera libertà a 360 gradi, che custodisce tutti, che si prende cura di tutti, che non fa discriminazione alcuna, che difende la dignità di tutti, nessuno escluso, dal più piccolo bimbo nella pancia della sua mamma, fino all’anziano, o al fragile: l’età, la grandezza, il luogo in cui ci si trova, nessuna condizione può essere motivo di discriminazione, non possiamo accettare che determino il valore di un essere umano».
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