sabato 23 novembre 2024
  • 0
Partiti, scuola, lavoro: ecco che cosa si sono detti i leader politici al Meeting
NEWS 23 Agosto 2022    di Redazione

Partiti, scuola, lavoro: ecco che cosa si sono detti i leader politici al Meeting

A seguire, una trascrizione realizzata in diretta – e quindi passibile di contenere dei refusi – di quanto si sono detti i principali leader politici alla tavola rotonda organizzata stamattina al Meeting di Rimini. La trascrizione riguarda le risposte fornite sui tre temi principali: partiti, scuola e lavoro.

Partiti

Luigi di Maio, capo politico di Impegno Civico: «Se i partiti non sono in grado, cresceranno realtà civiche e anche del terzo settore. Come ministro degli Esteri, ho seguito le realtà imprenditoriali che esportano. In questo momento, la priorità è il prezzo dell’energia. Ci sono bollette che sono lievitate, in un anno, da 200.000 euro a 1 milione di euro. Adesso non possiamo aspettare il nuovo governo. Ora dobbiamo vincere la battaglia sul prezzo massimo del gas, oggi determinato nella borsa di Amsterdam. In questo momento, si sta speculando sulle vite degli italiani. Ma la partita ora è europea, e quindi non si può fare a meno dell’Europa».

Enrico Letta, segretario nazionale Pd: «Noi dobbiamo fare una eccezione alle regole. Quando il prezzo del gas e dell’energia supera del 1.100% il prezzo precedente vuol dire che le cose sono saltate. Ci va un tetto alle bollette del prezzo dell’energia. E’ necessario con un intervento di legge. Ma questo va fatto subito. “Prezzi amministrati” su una soglia molto più bassa dell’attuale, altrimenti il sistema salta. Sul tema della politica: nello stemma del Pd non c’è il mio nome, e non è un caso, perché io rivendico – a differenza di tutti gli altri – la politica come comunità di persona. Se non vinceremo, faremo di tutto per fermare il presidenzialismo. No a scorciatoie e sì al rafforzamento della centralità del Parlamento».

Maurizio Lupi, capo politico di Noi Moderati: «L’Energia è tema il dei temi. Tornerei alle domande di Vittadini. Il problema non è meno politici, ma che tipo di politica. Che responsabilità ci prendiamo? 102 anni fa, un sacerdote girò per sette anni l’Italia. Noi abbiamo la presunzione che rispondiamo noi, sostituendoci alla vostra libertà, e allora perché c’è bisogno di interagire con i corpi intermedi e i ceti. Se chiudono domani tutte le associazioni di volontariato, salterebbe l’organizzazione dei nostri Comuni, Regioni e Stato. Il Parlamento torni ad essere il luogo dove ci sono gli interessi vivi della società. Oggi farlo rischia di essere un reato, mentre occorre rappresentare gli interessi particolari coniugandoli con il bene comune. Governo Draghi è stato il più grande atto politico, per chi lo ha supportato. Sull’energia, emergenza peggiore del Covid. Un sacco di attività rischiano di non aprire. Serve un provvedimento eccezionale per salvare le imprese».

Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d’Italia: «E’ la prima volta qui, e sono felice di essere qui, ad un evento che secondo me ha una particolarità: consente sempre – pur restando nei temi di attualità – di andare nel profondo, cosa che raramente si fa; andare nel profondo per dare risposte a cose che sembravano scontate e che scontate non sono. Corpi intermedi: la dottrina sociale della Chiesa ci dice che la società civile è l’insieme dei legami che le persone hanno con le società intermedia. Questo vuol dire che il legame e il rapporto con l’altro fanno la società e i comportamenti virtuosi. Io ho fondato un partito “pesante” – con sedi sul territorio – perché credo che ci si debba vedere e radicare. Si può fare anche tutto on line, ma l’approccio è diverso. Come Fdi abbiamo portato in Aula la norma per introdurre le preferenze, perché solo così si può risponde ai cittadini. Senza corpi intermedi e senza partiti reali, tutto questo non può esistere. A questa nazione serve un legame diretto tra cittadini e istituzionale. E serve stabilità di governo, quindi continuo a ritenere che una modifica costituzionale serva. Guardiamo la Francia, che Enrico Letta conosce bene. Energia: price cap? Sarei cauta su questo. Europa: noi non vogliamo fare a meno dell’Europa, ma il punto è che l’Europa attuale non si è occupata di materie strategiche».

Ettore Rosato, presidente nazionale di Italia Viva: «Legge elettorale attuale? Si può migliorare, ma la vigente è la più votata della storia della Repubblica. Una legge elettorale nuova ci va dopo le riforme costituzionali. Niente paura di elezione diretta del Presidente della Repubblica o del Consiglio, ma serve un lavoro che unisca le forze politiche. Serve una legislatura costituente. Partiti: senza di loro non c’è politica. Oggi c’è incapacità dei partiti di essere tali; questo è motivo della crisi. Oggi i partiti hanno perso un elemento essenziale: sono diventati meri comitati elettorali – che cercano punti di divergenza – senza più essere comunità politica, che ammorbidisce le differenze. Bisogna invece tornare ad “ammorbidire gli spigoli”. Rivendico la fine del governo Conte, che era inadeguato. Draghi è stato bravissimo nel mettere tutti assieme ad affrontare le questioni principali dell’Italia. Ed è stato un peccato il suo governo sia finito, per responsabilità di alcuni interessi particolari. Tetto dell’energia? L’idea è stata di Draghi, ma gli si è tolta credibilità. Dobbiamo trovare la forza di tornare in Europa, ponendo un tema decisivo per la sopravvivenza del nostro Paese».

Matteo Salvini, segretario federale della Lega: «Politica: per me è ascolto. Non ci sono onniscienti. Noi abbiamo come lega 1400 sedi, 800 sindaci e abbiamo scelto di valorizzarli. Politica richiede anche il coraggio di fare alcune scelte. Io, ricollegandomi anche a quello che è stato detto ieri in una tavola rotonda & webinar sulla cultura dello scarto e il fine finta, sto dalla parte della vita – anche se mi chiedono di non dirlo, lo dico. Ci sono anche valori non negoziabili, come la difesa della vita. I sostegni ai centri di aiuto alla vita: 260.000 bambini nati dal ’75 ad oggi non sarebbero nati. Avere enti locali che sostengano la vita. Servono cure palliative e assistenza domiciliare h 24. Poi c’è un tema che mi divide profondamente, dagli altri: io mai governerò potendo diffondere ogni genere di droga. Per me la droga è morte. Tutte le droghe uccidono. Offriamo ai ragazzi una prospettiva. Un tema non ho sentito e sono contento di porlo: in questo momento sono in costruzione 100 centrali che danno energia più pulita e più sicura. L’Italia non può continuare a dire no a energia politica e sicura. Abbiamo bisogno del nucleare».

Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia: «Grazie per aver riportato il dibattito sulle cose serie e concrete, abbiamo partecipato a dibattiti surreali. Un partito ha ragione di esistere se fonda la sua essenza su una visione della società, altrimenti si basa solamente sugli interessi. E allora qual è il valore nel quale ci riconosciamo? La persona, ciascuno di noi. Noi siamo stati creati per stare insieme, ognuno di noi è fondamentale per la nostra convivenza. Ogni nostra scelta deve essere finalizzata a dare risposta. Il caro bollette lo combattiamo non come problema astratto, ma perché vediamo persone e famiglie. Lo stesso aumento di pensione e disabili, lo vogliamo perché vediamo il singolo. No al reddito di cittadinanza: chi può andare a lavorare, vada a lavorare – quando difendiamo le banche cooperative, perché sono quelle che danno una mano al piccolo artigiano, al piccolo imprenditore e in definitiva al cittadino. Prezzo dell’energia e energia del nucleare: siamo favorevoli a questa battaglia perché vediamo la persona. 60.000 milioni di italiani che sono parte dell’Europa. Tetto del gas? Va fatto in sede europea per tutelare gli interessi di 450 milioni di europei».

Scuola e giovani

Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia: «Chi può lavorare, deve andare a lavorare. Rafforzare collegamenti tra scuola e università; come si fa in Germania e in Austria. Dobbiamo favorire anche una formazione tecnico-professionale. Le università devono cambiare, troppi nepotismi. È importante la libertà di scelta. Ogni famiglia deve essere libera di poter scegliere tra scuola statale e scuola non statale. Il servizio, infatti, sempre pubblico: anche quando è partitario. In questo senso, dobbiamo impedire che le scuole non statali chiudano. Serve un bonus. Lo stesso discorso vale per le università. Abbiamo il diritto di far educare anche in modo cristiano. Lo Stato non può decidere quale formazione impartire. Lavoro: mancano lavoratori qualificati, ma i giovani vanno messi nella condizione di poter rispondere a tale richiesta. Quindi formazione e lavoro».

Matteo Salvini, segretario federale della Lega: «Importante tutelare le scuole paritarie. Se non ci fossero loro – e la libertà di scelta – salterebbe il sistema scolastico nazionale. Bisogna potenziare il rapporto tra scuola e lavoro. E’ segno di ignoranza investire solo sui licei. Altro tema: mancano medici e infermieri. Si faccia come in Francia: dove tutti accendono al primo anno di medicina, con la selezione che avviene alla fine del primo anno. Costo per lo Stato zero, vantaggio collettivo tanto. Servono aiuti anche l’acquisto dei libri di testo – detraibili o gratuiti -, cosa che aiuterebbe molte famiglie, arginando anche l’abbandono scolastico».

Ettore Rosato, presidente nazionale di Italia Viva: «Se siamo diventati la Quarta potenza mondiale, dopo la Seconda guerra mondiale, lo dobbiamo ai nostri nonni e ai nostri padri che hanno saputo sviluppare la nostra economia. Oggi noi dobbiamo fare una scelta nella consapevolezza che le scelte sono difficili. Le scelte di investimento non sono a costo zero, sono molto molto onerose. La riforma della “buona scuola” , per esempio – pur tanto criticata -, costò 8 miliardi investiti nella scuola. Le riforme a costo zero, nella scuola, non sono riforme. Bisogna valorizzare anche sugli insegnanti. Dobbiamo fare delle scelte che scombussolino qualcosa. Riforme sì, quindi, ma non ovviamente con soldi a pioggia. Sussidiarietà? È un principio costituzionale fondamentale, senza il quale la scuola e la sanità non reggerebbero. Il Terzo settore vale il 5%, è la spina dorsale del Paese. Su di esso vanno fatti investimenti. Se si investe in Terzo Settore, si può far fare un salto di qualità alla scuola».

Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d’Italia: «Sul tema della scuola, si deve riflettere su quello che è accaduto, in particolare durante il Covid – si deve riflettere non facendo finta di non vedere come sia stato tolto a molti giovani tutto. Oggi è nostra responsabilità ridare ai ragazzi ciò che è stato tolto, in termini di investimenti. Sul sistema di istruzione su quello che ha scritto Ricolfi: oggi la scuola italiana è una macchina di diseguaglianza. Il mito progressista dell’eguaglianza, nei fatti, ha così finito per favorire chi aveva di più, penalizzando chi aveva meno. Serve dunque ripartire da eguaglianza e merito. Se io dimostro più di un altro, mi deve essere riconosciuto il mio valore. In Italia serve un sistema serissimo di borse di studio, va consentito ai ragazzi di studiare dove vogliono studiare – anche se partono da condizioni più svantaggiate. Serve reintrodurre i voti nella scuola primario e rivalorizzare l’esame di maturità. Serve adeguare lo stipendio alla media europea e serve più sport, come grande volano per corretti stili di vita. Vorrei, poi. un liceo del made in Italy, trovando lavoro alla gente».

Maurizio Lupi, capo politico di Noi Moderati: «Non bisogna distribuire soldi, bisogna distribuire educazione. E’ questo il primo pilastro sul quale ricostruire il Paese. La prima battaglia è quella della libertà di educazione. La scuola ha il compito: deve educare la persona. Per questo la libertà di educazione è fondamentale. L’istruzione di una scuola paritaria non è privata, ma pubblica. Perché le parole nascondono un pensiero. Formazione, reclutamento, giudizio e merito sono coordinate dalle quali ripartire. Io credo che la sfida l’alternanza scuola lavoro, bensì l’alleanza scuola lavoro. Famiglia e natalità sono poi strettamente collegati alla scuola, e su questo dovremmo fare un’alleanza».

Enrico Letta, segretario nazionale Pd: «Energia, ci voglio tornare. Io dico che i prezzi amministrati, in Italia, per 12 mesi – mettendo fine all’accoppiamento tra fossile e rinnovabile – è qualcosa che noi possiamo fare qui, senza chiedere il permesso a nessuno. Se non lo vogliamo fare, diciamo, senza dare la colpa agli altri. Scuola: primo punto è fondamentale intervenire sugli stipendi degli insegnanti, portandoli a livello europeo. Dobbiamo rendere obbligatoria la scuola d’infanzia – con la gratuità, che è necessaria – e allungare l’obbligo scolastico fino alla maturità. Il terzo punto. Erasmus per le scuole superiori, per accrescere le esperienze. L’Erasmus è la cosa più bella d’Europa».

Luigi di Maio, capo politico di Impegno Civico: «Partiamo dai dati dell’invecchiamento della popolazione, che ci fanno capire quanto i giovani siano oggi un tesoro. Ma cosa sappiamo offrire loro? Oggi nel lavoro c’è equità? Oggi si è pagati per quanto si è formati? Noi dobbiamo investire sulla formazione, quindi, facendo squadra: formazione statale, formazione paritaria e mondo del lavoro. Oggi 2 milioni di ragazzi non studiano, non si formano e non lavorano: per questi ragazzi sarà fondamentale lavorare, a livello locale e sulla motivazione, dato che loro credono di essere loro responsabili della loro condizione. Perché quei 2 milioni di giovani sono un tesoro, in un Paese come dicevo prima».

Lavoro, flessibilità e salario minimo

Luigi di Maio, capo politico di Impegno Civico: «Oggi abbiamo giovani che lavorano a 2 o 3 euro l’ora. Dobbiamo lavorarci, ma dobbiamo farlo con le aziende. Lo dobbiamo fare per arrivare ad un salario minimo dignitoso. La gran parte del sistema dei centri per l’impiego ha fallito, dobbiamo intervenire. Non sono d’accordo ad abolire il reddito di cittadinanza per disabili o inabili al lavoro. Tutti questi argomenti vanno affrontati in una ottica europea. Si deve intervenire su un salario equo: per evitare che ci siano divergenze europee salariali troppo ampie. Ma qualcuno, a destra, ha messo ostacoli alle iniziative europee»

Enrico Letta, segretario nazionale Pd: «Reddito di cittadinanza va cambiato, ma serve una misura contro la povertà e inoltre è giusto il salario minimo. Tutte le riduzioni possibili delle tasse, devono essere riduzioni delle tasse sul lavoro. Se non siamo in grado, su questo, di fare una scelta choc, noi non saremo in grado di avere un futuro che sia un futuro di speranza. Il governo Draghi su questo stava già lavorando – se fosse rimasto in carica avremmo avuto una riduzione delle tasse pari ad una mensilità in più in busta paga dei lavoratori. Troppo spesso, nel nostro Paese, si è incentivata la finanza e non il lavoro. Lo dobbiamo ai lavoratori, lavoratrici e giovani. A tanti giovani manca una ragione per tornare in Italia. Il primo lavoro, ai giovani, deve essere un lavoro pagato. Lo stipendio è quello che dà dignità a quello che si fa. Il primo lavoro non deve essere sottopagato, dobbiamo eliminare stage e tirocini gratuiti».

Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d’Italia: «Salario minimo non credo sia la risposta. Il problema dei salari in Italia è semmai un altro: la tassazione. Va abbassata la tassazione sul lavoro. Il governo Draghi su questo ha fatte altre scelte, parlare solo di salario minimo rischia di non risolvere bene il problema. C’è invece il tema dei lavoratori autonomi e dell’equo compenso. Serve anche un sistema unico di ammortizzatori sociali: il lavoro è lavoro. Reddito di cittadinanza: 40 anni fa Giovanni Paolo II venne al Meeting, e disse che le cose diventano davvero risorse dell’uomo solo quando le trova attraverso il lavoro. Quello che ha sbagliato il reddito di cittadinanza è mettere sullo stesso piano chi non può lavorare e chi non vuole lavorare. Oggi un giovane in buona salute prende più di quanto non vada ad un disabile. Questo non è accettabile. Il lavoro ha sempre una dignità, non esiste un lavoro che non sia degno. Io sono stata spesso insultata perché ho fatto la cameriera, ma fare la cameriera mi ha insegnato, in alcuni casi, più che stare in Parlamento. Assistenza e lavoro non si possono mettere sullo stesso piano».

Ettore Rosato, presidente nazionale di Italia Viva: «Su questo tema credo che ci sia molta demagogia. Oggi il datore di lavoro sa che il suo primo patrimonio è dato dalle sue maestranze. Non serve quindi riesumare logiche di conflitto tra datori lavori e lavoratori. Il vero pericolo non è il salario minimo ma il lavoro nero, che non si combatte con il salario minimo. Il lavoro sommerso. Il reddito cittadinanza è una misura profondamente sbagliata. La povertà non si combatte solo con i soldi; richiede un insieme di servizi che solo enti locali e terzo settore possono offrire. E’ vero che il lavoro è un diritto, ma anche un dovere. La crescita personale non sta solo a scuola, ma anche nel primo lavoro. Dobbiamo uscire dalla cultura dell’assistenzialismo di Stato, è un dovere che dobbiamo mettere in campo, senza però lasciare ovviamente indietro nessuno. La nostra proposta è che sotto i 25 anni per chi lavora non si paghino tasse. Rompiamo in tutti i modi il muro sul lavoro nero. Sull’energia – e sono d’accorso sulla proposta del nucleare – sono temi su cui dobbiamo affrontarci senza demagogia».

Matteo Salvini, segretario federale della Lega: «Ci sono delle proposte secche da attuare. Bisogna detassare straordinari e premi ai lavoratori. Reddito di cittadinanza: il 70% di chi lo prendeva nel 2019 lo prende ancora; qualcosa non va. Chi può lavorare e rifiuta un lavoro, lo perda. Costa 9 miliardi di euro, però questa misura. Una parte di questi soldi vada per l’assegno unico. Flat tax: oggi è già realtà, per chi arriva al 65.000 euro. Ma questo tetto va alzato a 100.000 euro. Questa misura però va estesa anche ai lavoratori dipendenti., alle famiglie e ai pensionati. La flat tax la vogliamo estendere. Riforma delle pensioni: il primo gennaio 2023 ritorna in vigore la legge Fornero, dobbiamo intervenire. Quota 41 darebbe la possibilità di andare in pensione a 800.000 lavoratori e lavoratrici. Andare in pensione dopo 41 anni di lavoro sfido chiunque a dire che non sia giusto. Alla legge Fornero non si può assolutamente tornare».

Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia: «Non si può parlare di questo tema, se non confrontandosi con chi il lavoro lo crea. Ecco perché serve nel nostro Paese puntare su industria, impresa, agricoltura, commercio, artigianato. Noi abbiamo bisogno dell’economia reale, non la possiamo penalizzare in nome della transizione ecologica. Penalizzare per esempio gli agricoltori significa penalizzare l’ambiente. Meno tasse per la crescita è fondamentale. Sul reddito di cittadinanza, mi sono già espresso. Insistiamo sulle pensioni minime per chi non può lavorare. Ma con il reddito di cittadinanza non si è liberi. Non credo che siano giuste le storture che ha favorito questo strumento, demotivando i lavoratori che prendono 800 o 900 euro al mese. Il principio è sbagliato. E anche il ruolo dello Stato in tal senso è sbagliato, che deve mettere in condizione chi può andare a lavorare».

Maurizio Lupi, capo politico di Noi Moderati: «L’imprenditore di Bergamo che ho incontrato una settimana fa, mi dice: io non voglio aiuti. Voglio avere la possibilità di dare io l’aumento di stipendio, senza aggravi fiscali. Bisogna intervenire su questo e sulla burocrazia, per arrivare in situazioni così al costo zero. Tema energetico: la contrarietà al termovalorizzatore per poi consentire a dei camion di portare i rifiuti all’estero è qualcosa di contradditorio. Servono poi politiche di sostegno al lavoro. Un grazie, per l’intergruppo per la sussidiiarietà, a Gabriele Toccafondi che ci sta seguendo».


Potrebbe interessarti anche