Bombardamenti, chiese distrutte, paura. Lo scenario che ormai da mesi si vede in Ucraina – e che, purtroppo, a Odessa è particolarmente chiaro – è uno scenario di morte e di disperazione, dove a prevalere dovrebbe essere il desiderio di fuga sia della città sia da ogni forma di fede, visto quello che sta capitando. Ebbene, nei fatti ciò che si verifica è esattamente l’opposto: non solo la gente continua ad andare a messa ma lo fa, attenzione, con frequenza crescente.
La notizia è stata data sulle frequenze di Radio Horeb – emittente con sede amministrativa a Balderschwang, in Germania – da monsignor Stanislav Szyrokoradiuk, il quale ha fatto presente come la domenica, anziché quattro messe, da qualche tempo se ne celebrano sei. Anche nei giorni feriali si celebrano ben quattro mese ed è stato previsto un nuovo appuntamento, prima assente, per la recita della Coroncina della Divina Misericordia. Si tratta di un dato senza dubbio notevole.
Va infatti ricordato come nella città portuale sul Mar Nero, che si trova nel sud dell’Ucraina, le tensioni non mancano di certo. Anzi, ogni giorno ne succede una. Per dire, risale solo a poche ore fa la notizia che tre persone sono rimaste uccise – e altre due ferite – in seguito all’esplosione di una mina in mare di fronte alla spiaggia di Odessa, precisamente nella località di Zatoka, luogo dove milioni di residenti e turisti trascorrono solitamente le vacanze estive.
La stessa comunità cattolica, va detto, è stata duramente colpita nel corso di questo conflitto; e non solo per i fedeli uccisi, ma anche per gli edifici di culto rasi al suolo o resi inagibili. Si parla, per restare alla sola Odessa, di quattro tra chiese e cappelle distrutte. In tale contesto, è indubbio come le parole di monsignor Szyrokoradiuk assumano un valore tutto particolare, circa il valore di sostegno che la fede riesce ad avere in fasi tanto difficili per una comunità.
Tutto ciò, in realtà, è coerente con una robusta serie di riscontri che mostra come nel corso o dopo eventi di distruzione – dai terremoti agli attacchi terroristici – la fede in una comunità tenda ad aumentare. Per i sociologi, questo rafforza la «teoria del conforto religioso»; ma per tutti gli altri, noi inclusi, ciò dimostra molto più semplicemente una cosa: quando l’uomo perde tutti i riferimenti che lo interessavano, e spesso distraevano, ecco che torna bruscamente all’essenziale. Un essenziale che si chiama Dio.
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