Anche la salute inquina, non poco. Una macchina per la risonanza magnetica regolarmente funzionante infatti produce in un anno tanta anidride carbonica quanto un’auto che viaggia per cinquecentomila chilometri. No, non è l’ultima denuncia di Greta Thumberg o l’ultima provocazione dei BirthStrike ovvero coloro che decidono di non avere figli fino a quando i potenti del mondo non si adopereranno concretamente per “fermare il cambiamento climatico”. No, a divulgare il dato è stato Guido Giustetto, membro della Commissione “Salute e ambiente” e del Comitato Centrale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, in occasione dell’ultimo Consiglio nazionale.
«L’ambiente è un problema di salute, le modificazioni dell’ambiente incidono sulla salute – spiega – ma c’è un altro rapporto molto interessante, che non sempre è noto: è il fatto che il sistema salute, il sistema delle organizzazioni sanitarie contribuisce, in una parte che non è proprio piccola, al riscaldamento globale. Alcuni studi calcolano questo valore intorno al 4 – 4,5 per cento». Giustetto fa anche degli esempi: «Per capire di cosa parliamo. Se noi, per esempio, facciamo un esame del sangue, contribuiamo a produrre della anidride carbonica, della CO2, e quindi ad aumentare il calore. Per dare un’idea, per ogni mille test del sangue noi inquiniamo, attraverso la produzione di CO2, come se percorressimo 700 chilometri in automobile. Ma il dato più sconfortante è quello relativo alle tac, alle risonanze magnetiche. Una risonanza magnetica che lavori per un anno mediamente produce una quantità di CO2 corrispondente all’inquinamento prodotto da un’auto che viaggi per 500mila chilometri».
Che qualunque attività umana impatti sull’ambiente non è certo una notizia, anche se ogni tanto sarebbe utile, bello e anche giusto ricordare l’impatto positivo delle azioni dell’uomo sul creato e sull’ambiente circostante, ovvero fermarsi a contemplare le grandezze di cui sono capaci le creature di Dio. Certamente anche il male ha il suo impatto, sebbene Giustetto non espliciti quali siano gli studi che quantificano nel 4 % circa l’impatto delle attività sanitarie sul riscaldamento globale, quello che sorprende è rilevare che professionisti sanitari – con tutte le questioni aperte e urgenti oggi – si fermino a interrogarsi sull’impatto della salute dell’uomo sull’ambiente, come se fossero due valori equivalenti da salvaguardare nella stessa misura.
Interessante anche la proposta finale. «Cosa possiamo allora fare come medici? – si chiede Giustetto – Noi abbiamo due strade: la prima è quella di cercare di rendere consapevoli le persone, e anche i nostri colleghi di questo fenomeno. La seconda è muoverci in concreto: quando decidiamo di prescrivere una risonanza, un esame del sangue, ricordarci che, se non è essenziale, se non è appropriata, se non è importante oltre a fare una cosa inutile, e quindi sprecare delle risorse, facciamo anche un danno perché aumentiamo il problema delle temperature e quindi la crisi climatica che stiamo vivendo».
Si sbagliava dunque chi ha sempre dato per scontato che se un medico prescrive una risonanza, o un esame di laboratorio questo appunto fosse essenziale e appropriato? Si sbaglia chi pensa che, se così non è, ad essere danneggiato è in primis il paziente, più che l’ambiente? È in errore chi pensa che la cura di una persona malata sia prioritaria rispetto all’indimostrata origine antropica del cambiamento climatico?
Anche perché la risonanza magnetica non è certo un esame che si fa per un’unghia incarnita. E se proprio dobbiamo pensare a pratiche sanitarie non appropriate, non essenziali e che sprecano risorse perché nessuno calcola l’impatto sull’ambiente circostante e sulla società delle cosiddette transizioni di genere o degli aborti o della fecondazione assistita? E dire che nemmeno sono cure, solo illudono di trovare appagamento dopo una pratica medico sanitaria. Ma si sa, queste sono intoccabili e indiscutibili, la risonanza magnetica invece va usata col contagocce, lo chiede chi detta l’agenda del momento, che considera l’uomo il cancro del pianeta.
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