«Mi sembrava che l’eclissi di Dio nelle nostre società postmoderne, la crisi dei valori umani e morali fondamentali e le sue ripercussioni anche nella Chiesa, dove c’è confusione sulla verità divinamente rivelata, la perdita dell’autentico significato della liturgia e l’oscuramento dell’identità sacerdotale, esigeva con forza che a tutti i fedeli fosse offerto un vero catechismo della vita spirituale». Afferma così il cardinale Robert Sarah nel presentare il suo ultimo lavoro, Catechismo della vita spirituale, pubblicato in francese per Fayard Editions nel maggio di quest’anno.
Ma attenzione, sottolinea ancora il prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti preoccupato che il titolo possa fuorviare chi si approccia al suo testo, «non ho cercato di scrivere un riassunto di tutta la fede cristiana», per quello esiste già il Catechismo della Chiesa cattolica; invece, il corposo testo – oltre 300 pagine, nella versione francese – che il prelato ha scritto è un «catechismo della vita interiore», «organizzato intorno ai sacramenti, alla preghiera, all’ascesi, alla liturgia» e redatto con l’intento di «indicare le vie principali per entrare nella vita spirituale» secondo uno «scopo pratico, non accademico».
Per entrare più nel merito dei contenuti, Charlotte d’Ornellas ha raggiunto Sarah per un’intervista, uscita sul settimanale francese Valeurs Actuelles, della quale riportiamo qui alcuni passaggi.
CURARE LA VITA SPIRITUALE. ANDANDO CONTROCORRENTE
«La vita, se non è spirituale, non è umana», esordisce il cardinale nello spiegare cosa l’ha spinto a pubblicare questo nuovo libro. Di conseguenza, «la vita spirituale è la cosa più intima, più preziosa che abbiamo. Senza di essa, siamo animali infelici. Volevo sottolineare questo punto: la spiritualità non è un insieme di teorie intellettuali sul mondo. La spiritualità è una vita, la vita della nostra anima».
Certo, il mondo moderno non aiuta a “curare” la nostra interiorità, anche per le poche possibilità di sperimentare il silenzio, rispetto alla cui importanza Sarah aveva già avuto modo d’insistere nel suo La forza del silenzio. Accanto a questo, vi è tuttavia un’altra considerazione: «Vivere, vivere pienamente», afferma il cardinale, «richiede un impegno, uno sforzo e talvolta una rottura con l’ideologia del momento. In un mondo in cui il materialismo consumistico detta i comportamenti, la vita spirituale ci impegna in una forma di dissidenza. Non si tratta di un atteggiamento politico, ma di una resistenza interiore ai dettami della cultura mediatica».
E prosegue: «[…] il comfort, il potere e il denaro non sono i fini ultimi. Niente di bello si costruisce senza sforzo. Questo è vero in tutte le vite umane. È ancora più vero sul piano spirituale». Ma d’altronde, il premio vale la fatica: la sequela proposta nei Vangeli «promette la salvezza, la vita con Dio», anche se convertisti può voler dire “rompere” con il mondo.
LA CHIESA E LA PREGHIERA
In questo processo si ha il sostegno concreto, tangibile, della Chiesa. Una Chiesa che è fatta di uomini, quindi che non è immune da colpe, ma che «è anche una madre che porta i figli recalcitranti che siamo». E lo fa anzitutto attraverso due tesori: «Può nutrirci della dottrina della fede che ha ricevuto da Gesù e che trasmette di secolo in secolo. Può guarirci attraverso i sacramenti che ci trasmettono la vita spirituale, la vita con Dio, quella che si chiama grazia».
Un altro pilastro importantissimo della vita cristiana è quindi la preghiera. Preghiera che non è una ripetizione stanca di “formule”, sostiene Sarah, bensì «è parlare con Dio!». Per dirGli cosa? «In primo luogo», risponde Sarah, «che lo adoriamo, che riconosciamo la sua grandezza, la sua bellezza, la sua potenza, così lontano dalla nostra piccolezza, dal nostro peccato, dalla nostra impotenza. Il culto è l’attività più nobile dell’uomo. L’Occidente non può più reggersi in piedi perché non sa più inginocchiarsi. Non c’è niente di umiliante in questo. Inginocchiarsi è prendere un posto davanti a Dio». Oltre a questo, «pregare è anche raccontare a Dio il nostro amore. Con le nostre parole lo ringraziamo per il suo amore gratuito per noi, per la salvezza eterna che ci offre. Pregare è dirgli la nostra fiducia, chiedergli di sostenere la nostra fede. Pregare è, infine, tacere davanti a Lui, per farGli spazio».
I SACRAMENTI E LA LITURGIA
«I sacramenti sono contatti reali con Dio attraverso segni sensibili», prosegue Sarah. Non sono «cerimonie simboliche», semplici momenti per fare festa: «Attraverso i sacramenti, Dio ci tocca, ci lava, ci guarisce, ci nutre».
Allo stesso modo, anche la liturgia ha un suo significato che «parla al cuore», che rende parola in maniera concreta, tangibile verità profonde: «La liturgia è un catechismo del cuore».
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