Ok, ve l’avevamo detto. Sì, è vero non è simpatico da far notare, però avevamo ragione. Meno di un mese fa avevamo riportato della bufera scoppiata sulle parole di Elisabetta Franchi, imprenditrice della moda e amministratore unico del marchio Betty Blue, partecipando all’evento “Donne e moda: il barometro 2022”, organizzato dal quotidiano Il Foglio, aveva candidamente dichiarato che: «le donne le ho messe [assunte nei ruoli dirigenziali], ma sono “anta“. Ragazze cresciute. Se dovevano sposarsi, si sono già sposate, se dovevano fare figli, li hanno già fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello e quindi diciamo che io le prendo che hanno già fatto tutti e quattro i giri di boa. Sono tranquille e con me al mio fianco, lavorano h24. Questo è importante».
Avevamo fatto notare che tutti quelli che si erano strappate di capelli per via delle sue parole, da Selvaggia Lucarelli a Cathy La Torre passando per il ministro Elena Bonetti e le solite vestali del politicamente corretto, di fatto avessero la sua stessa identica posizione, ovvero che le mamme debbano essere aiutate sì, ma solo ed esclusivamente a trascorre più tempo possibile sul posto di lavoro. E allora la Franchi aveva detto una cosa bruttissima, perché le mamme, anche sotto gli anta, possono anzi devono poter lavorare, basta che ci siano a disposizione gli asili nido o in alternativa congedi per i padri. Volendo entrambe le cose, sarebbe meglio, magari unito alla possibilità di un bonus baby sitter. Insomma tutto purché quell’esserino che la donna ha tenuto in grembo nove mesi, richieda la presenza della mamma il meno possibile. Praticamente esattamente quello che pensava la Franchi.
Ora l’attualità ci conferma che questo è quello che molti pensano, tanto che l’azienda, 120 milioni di euro di fatturato annui, ha aperto una posizione per la ricerca di un nuovo – o una nuova – responsabile della comunicazione, ebbene e in sole 24 ore si sono candidate 700 persone. «La risorsa sarà di supporto alla proprietà nelle relazioni esterne e in tutte le attività volte alla promozione del brand con partecipazione attiva nelle scelte strategiche» recitava l’annuncio, e visto quanto accaduto solo negli scorsi 30 giorni c’è da immaginare che il candidato (o la candidata) in questione debba essere a disposizione ben oltre le 8 ore lavorative giornaliere, eppure non pare che questo abbia scoraggiato le candidature. Segno che la posizione della Franchi è perlomeno condivisa.
Lo aveva fatto notare anche Luciana Littizzetto, con il suo pungente sarcasmo della domenica sera «A parole siamo tutti per la famiglia, in concreto siamo tutti per il fatturato». Peccato che nella stessa sede Lucianina aveva fatto notare con stigma che il 42% delle mamme in Italia non lavora. Ma possibile che nessuno noti che le mamme abbiano bisogno di stare più tempo – senza avere l’assillo di non arrivare alla fine del mese quindi sì, pagate e decentemente – con i bimbi, quando sono piccoli, e non di meno? Possibile che non si capisca che il punto sia la possibilità di poter scegliere anche di stare a casa, se lo si desidera, e di stare a casa per più tempo? E’ così inaccettabile questa posizione? Oppure possiamo darle diritto di cittadinanza senza considerare queste mamme di serie B?
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