Sono passati oltre due mesi dal giorno in cui il cadavere fatto a pezzi di Carol Maltesi è riemerso da un bosco della Valcamonica (BS). Carol, nome d’arte Charlotte Angie – il solo degno d’interesse per la lente d’ingrandimento della stampa famelica e dei commentatori social con la bava alla bocca -, uccisa a martellate in testa dal compagno, mentre insieme giravano un film hard estremo. Carol, reginetta di quel porno amatoriale che si annida negli anfratti della provincia settentrionale, monotona come uno sfondo di cartonato – apparentemente.
L’epitaffio mediatico è servito, per il mondo non è necessario approfondire ulteriormente. Eppure, una possibile chiave di lettura della vicenda che esuli dalla battuta infelice e dalla sentenza moralista si trova giusto sotto il primo strato di informazioni….
Un’inchiesta di Cristina Gauri e una lettera di Suor Anna Monia Alfieri, senza prediche, a una donna desiderosa di cambiare. Altrimenti si sta «come d’autunno sugli alberi le foglie»
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