Il cardinale Joseph Zen, 90 anni, è comparso oggi in un tribunale di Hong Kong, la Corte di West Kowloon, dove gli è stata formalmente rivolta l’accusa di non aver registrato correttamente un fondo per aiutare i manifestanti a favore della democrazia. A darne notizia sono in queste ore i media internazionali, tra cui Le Figaro.
A poco più di dieci giorni della notizia dell’arresto dell’anziano porporato – poi rilasciato su cauzione dalla stazione di polizia di Wan Chai, sull’isola di Hong Kong, appunto – , questa notizia dà purtroppo continuità a quell’episodio. Che avrà un seguito giudiziario in un processo vero e proprio che inizierà il prossimo 19 settembre.
Su Zen e cinque attivisti del fronte democratico, come si diceva, pende l’accusa di non aver registrato correttamente un fondo umanitario, di cui erano amministratori fiduciari e che ha assistito migliaia di manifestanti pro-democrazia coinvolti nelle proteste avvenute nel 2019. Senza l’incriminazione per minacce alla sicurezza nazionale, gli imputati rischiano al massimo una pena pecuniaria di 1.750 dollari.
Va però detto, come fa notare Asianews, che uno degli imputati, l’attivista Cyd Ho, è già in prigione per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata, accusa che ha colpito diverse personalità democratiche, tra cui il magnate cattolico Jimmy Lai. A ciò si aggiunga come l’aver voluto coinvolgere una personalità di spicco come Zen, da sempre inviso a Pechino, getti una luce persecutoria su tutta la vicenda.
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