Starbucks si è appena unita a un elenco crescente di aziende che promettono di dare soldi alle loro dipendenti per abortire i loro bambini non ancora nati.
In una lettera pubblicata il 16 maggio, Sara Kelly, vicepresidente esecutivo ad interim delle risorse per i partner di Starbucks, ha affermato che «come molti di voi, sono profondamente preoccupata per il progetto di parere della Corte Suprema relativo al diritto costituzionale all’aborto che è stato stabilito per la prima volta in Roe v. Wade».
«So che questo pesa molto su molti di voi, quindi vorrei essere chiara: indipendentemente da ciò che la Corte Suprema finirà per decidere, faremo sempre in modo che i nostri collaboratori abbiano accesso a un’assistenza sanitaria di qualità. E quando le decisioni della Corte influiranno sul tuo accesso all’assistenza sanitaria, lavoreremo per assicurarci che tu ti senta supportato», ha affermato Kelly.
L’annuncio non è stata una sorpresa per i sostenitori della vita, molti dei quali hanno boicottato l’azienda con sede a Seattle per anni a causa dei suoi contributi alla catena di aborti di Planned Parenthood. Diversi colossi dell’economia si stanno mobilitando, per influenzare, attraverso i loro ingenti finanziamenti la morale collettiva e collaborando, in ultima analisi, ad aggirare le leggi.
Starbucks si unisce quindi ad Amazon, Citigroup, Apple, Yelp, Levi Strauss e altre società che stanno dando soldi alle loro dipendenti incinte per abortire. Anche la casa di moda italiana Gucci ha fatto sapere con una nota che «l’azienda fornirà il rimborso delle spese di viaggio a qualsiasi dipendente negli Stati Uniti che abbia bisogno di accedere all’assistenza sanitaria non disponibile nel proprio Stato».
Queste aziende non stanno aiutando le donne offrendo incentivi per abortire i loro bambini non ancora nati. Le donne subiscono già forti pressioni per abortire, a volte dai partner e altre volte dai loro datori di lavoro. Ciò di cui loro e i loro bambini hanno bisogno è un sostegno reale e i sostenitori della vita sono coloro che cercano di fornirlo. I sondaggi mostrano costantemente che la maggior parte degli americani sostiene protezioni legali per i bambini non ancora nati, molto più forti di quelle consentite attualmente dalla Roe.
Il 2 maggio il sito web Politico ha pubblicato una bozza di parere maggioritario della Corte Suprema, che puntava all’annullamento della sentenza Roe v. Wade, con la quale l’aborto è stato legalizzato negli Stati Uniti nel 1973. L’autenticità del documento è stata successivamente confermata dalla Corte di Cassazione, che ha annunciato un’indagine sulla fuga di notizie.
Se la sentenza Roe v. Wade venisse rovesciata, spetterebbe a ciascuno stato americano determinare le proprie leggi in materia di aborto. Si stima che almeno 26 Stati applicherebbero una legislazione pro-vita subito dopo l’annullamento della sentenza che ha consentito l'”aborto legale” negli Stati Uniti, causando oltre 60 milioni di morti nel grembo materno in meno di mezzo secolo.
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