Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo uno stralcio della postfazione del vescovo Massimo Camisasca al libro di Madalena Fontoura, “I pastorelli di Fatima”, edizioni Ares, pag. 200, € 16,00.
di Massimo Camisasca*
Ripensando alla predilezione che Dio ha avuto per i Pastorelli, all’uomo di oggi, forse più che in altri tempi, sorge spontanea una domanda: perché Dio sceglie di parlare ai piccoli? E, inoltre, perché Dio sceglie di parlare attraverso i piccoli? Perché Dio ha legato la sua manifestazione a tre persone così semplici e non ancora evolute dal punto di vista della cultura umana come i Pastorelli di Fatima? Non sarebbe stato meglio scegliere degli uomini colti, che avrebbero saputo trasmettere con parole elevate, ciò che era stato loro rivelato? Perché Dio non ha privilegiato persone che avrebbero saputo convenientemente difendersi dalle accuse?
San Paolo ha offerto una prima risposta a queste domande. Nella Prima lettera ai Corinzi egli parla di sé stesso e delle critiche che la comunità di Corinto gli rivolge: «Non sai parlare, sei timido e per questo rischi di diventare arrogante». Rispondendo a queste critiche, san Paolo usa un’espressione che getta una luce molto profonda sulle domande che ci siamo posti: «Quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono» (1Cor 1,28).
Una simile espressione si può leggere anche in un bellissimo salmo dell’Antico Testamento: «Con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli» (Sal 8,3).
Questi umili Pastorelli non sono forse le ultime persone alle quali potremmo aspettarci che Dio si riveli? Eppure, essi sono in modo evidente coloro a cui san Paolo allude: ignorati dal mondo, considerati dagli uomini un nulla, loro predicano la sapienza di Dio (cfr. 1Cor 1,24), come segni inequivocabili della sua grandezza. Anche nel caso dei Pastorelli, come in molti altri, l’incredibile metodo di Dio è quello di confutare le nostre false certezze e presunzioni. Dio, infatti, sceglie appositamente di confondere la sapienza degli uomini, mostrando che essa, in realtà, non è vera sapienza, fintanto che non accetti di entrare nella logica divina. […]
I «piccoli» sono coloro che Gesù ha scelto fin dall’inizio. Infatti, quando Gesù usa la parola «piccoli», si rivolge agli apostoli (cfr. Mc 9,42; Mt 10,42; Lc 10,21). I «piccoli» non sono tali per l’età, ma per la condizione del loro spirito: sono coloro che davanti a lui sono indifesi, che vivono senza chiusure preconcette, quindi desiderosi di seguirlo. Infatti, molti di loro lo seguiranno ed alcuni di essi fino nel martirio, la più alta testimonianza, seguendo l’esempio stesso di Cristo che ha dato la vita per i suoi amici. Questa è la storia della Chiesa, la storia di tanti santi, di cui abbiamo cercato di dare qualche breve testimonianza.
I tre Pastorelli sono l’esempio più luminoso, perché mostra quale dialogo affettivo si instauri tra Dio e l’anima che accetta di amarlo, di rispondere alle sue attese e richieste. […]
«Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa», disse papa Benedetto XVI nella Cova da Iria il 13 maggio 2010. Ecco, dunque, l’attualità del messaggio che ci viene dalla testimonianza dei tre Pastorelli: attraverso i «piccoli», noi siamo aiutati a conoscere l’umanità di Dio, la sete dell’uomo che egli ha e di conseguenza la sofferenza che per lui ha provato e prova tuttora. Siamo aiutati a riconoscere la sua instancabile iniziativa di misericordia verso di noi, e la chiamata che costantemente Dio dirige a tutti e a ciascuno, affinché, come i Pastorelli, possiamo rispondere anche noi il nostro «Sì, lo vogliamo».
*Vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla
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