Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo uno stralcio del libro di Gabriele Kuby, La mia strada per Maria, Ares, pag. 328, € 16,80. È il diario della conversione di Gabriele Kuby, sociologa tedesca, ex sessantottina, approdata alla fede dopo una lunga ricerca segnata anche da profonde ferite personali e da risposte mai soddisfacenti. Per questo libro l’autrice si è guadagnata la stima di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI che di lei ha scritto: «Gabriele Kuby è una donna coraggiosa che lotta contro quelle ideologie che, in ultima analisi, conducono alla distruzione dell’essere umano… Nello specchio della sua vita si riflettono i problemi e le pene di tutta una generazione. Attraverso il suo percorso in mezzo a tanta oscurità si apre una porta che conduce a Maria, che a sua volta conduce alla santa Chiesa e all’incontro con Cristo, il Figlio del Dio vivente».
di Gabriele Kuby
[…] Trovo finalmente un posto dove pregare, non nella cappella della casa, dove già si trovano molti devoti raccolti in preghiera, ma nella meravigliosa chiesa del villaggio, riccamente decorata. La chiesa è dedicata al santo Rosario, i cui quindici misteri sono illustrati sulla volta e alle pareti.
Sto seduta davanti alla statua della Madonna in grandezza naturale, una Maria molto materna, rustica, forte e vitale, che tiene il Bambino in braccio e lo scettro in mano. Qui sono sola e posso parlare sottovoce con Maria.
Tu sei la Madre di tutta l’umanità. Tu sei mia Madre. So cosa significa essere madre, perché io sono madre. Se scendo nel profondo del mio essere madre mi sento una leonessa. Ho portato i miei figli in grembo e li ho partoriti. Li ho nutriti al mio seno. Li ho protetti, consolati e benedetti. Ho dato loro da mangiare, li ho vestiti e riscaldati, li ho curati quando erano malati. Ho sofferto con loro e soffrirò con loro finché avrò vita. Ho insegnato loro a parlare. Ho insegnato loro a stare in piedi sulle loro gambe. Ho insegnato loro a distinguere il bene dal male. Vorrei aver insegnato loro a pregare. Li ho aiutati quando non sapevano fare qualcosa. Ho stimolato i loro talenti. Ho dato loro un posto nel mio mondo. Desidero che anche loro possano godere di tutto ciò che possiedo e cerco di buono. I miei buoni rapporti sono i loro buoni rapporti, in questo mondo e nell’altro. Prego per i miei figli. Li amo.
Se io compio tutte queste cose in modo imperfetto, quanto meglio le compie Maria, che dalle sue immagini lignee o in gesso continua a versare lacrime di sangue per noi?
«Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!» (Mt 7,9-11).
Può essere un errore consacrarmi a Maria? Tu, Madre Maria, compi tutto questo anche per me, lo vuoi fare, non ti è possibile fare altrimenti. Tu mi porti in grembo, mi doni la vita in Cristo. Mi nutri. Mi proteggi. Mi consoli. Mi insegni a pregare. Mi insegni a discernere sempre più accuratamente il bene dal male. Mi aiuti a resistere al peccato. Colmi le mie lacune. Stimoli i miei talenti.
Nel tuo mondo c’è un posto per me. Tu desideri che ogni tuo bene raggiunga anche me. Tu sei piena della grazia di Dio e desideri riversare questa grazia anche su di me. Tu preghi per me. Intercedi per me davanti a Dio. Mi ami. Tu che accompagnasti tuo Figlio Gesù alla morte, accompagnerai anche me alla morte e mi condurrai a Cristo. […]
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