Le dichiarazioni di papa Francesco nell’intervista rilasciata ieri al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, hanno sollevato il solito mare di commenti, ma la sua linea sulla guerra in Ucraina è sempre stata ferma ed è riassumibile in una domanda che lo stesso Francesco ha posto al suo interlocutore: «Tanta brutalità come si fa a non fermarla?». E l’arma non convenzionale che il Papa imbraccia per attuare questa linea l’ha indicata questa mattina, durante il saluto ai gruppi che hanno preso parte all’udienza generale.
Ricordando il mese di maggio che è «dedicato alla Madre di Dio, che è anche nostra Madre», il Papa ha invitato i presenti «ad invocare la sua intercessione per le vostre intenzioni personali, per le intenzioni della Chiesa e per la pace nel mondo». È l’Opzione Maria, quella che abbiamo individuato anche nella copertina del Timone in uscita in questi giorni, quella che Francesco ha già avviato anche con la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Russia ed Ucraina lo scorso 25 marzo. A dimostrazione che prima di ogni valutazione geopolitica viene una battaglia da combattersi su un altro piano; un’ingenuità agli occhi del mondo, ma un fatto reale agli occhi del Papa. Quanti sono disposti a credergli, anche all’interno della comunità dei credenti?
Lo ha ripetuto anche nel saluto al gruppo polacco presente questa mattina. «A Jasna Góra avete ricordato il Beato Cardinale Wyszyński, che vi ha insegnato a confidare in Maria nei momenti più difficili della vostra storia. Seguendo il suo esempio, affidate alla Vergine Santa la sorte della vostra patria e la pace in Europa».
E ancora ai fedeli portoghesi. «Abbiamo iniziato da poco il mese di maggio, che tradizionalmente chiama il popolo cristiano a moltiplicare i gesti quotidiani di venerazione alla Vergine Maria. Il segreto della sua pace e del suo coraggio era questa certezza: “nulla è impossibile a Dio”. Abbiamo bisogno d’imparare ciò con la Madre di Dio; mostriamoci riconoscenti, pregando il rosario ogni giorno».
Tornando all’intervista con il Corriere ci sembra che le parole del Papa di fatto abbiano scontentato tutti, mostrando così la sua linea. Scontenta i russi, che oggi dal Patriarcato di Mosca si piccano per «il tono sbagliato» scelto dal Papa; ha scontentato gli atlantisti in servizio permanente attivo, quando ricorda al Corriere che «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» può aver indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. E scontenta anche i supporter per l’invio di armi all’Ucraina, quando specifica che «le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto», e sull’invio di armi dice: «non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini». Scontenta anche Kiev dicendo che «sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin».
Il papa è «troppo lontano» dalle questioni sull’invio di armi, la sua mente e il suo cuore sono lontanissimi dall’idea della guerra, talmente lontani che oggi, chi ha orecchi per intendere intenda, ha indicato la sua opzione. L’Opzione Maria.
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