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Al Corriere della Sera è vietato parlare fuori dal coro
NEWS 26 Aprile 2022    di Giulia Tanel

Al Corriere della Sera è vietato parlare fuori dal coro

Monica Ricci Sargentini (foto a lato), giornalista del Corriere della Sera e nome noto del mondo femminista, anche per le sue prese di posizione contro l’utero in affitto e sulle tematiche dell’ideologia gender, rischia una sospensione di tre giorni dal lavoro, con annessa decurtazione dello stipendio, per un presunto coinvolgimento nell’organizzazione dell’operazione di mailbombing per protestare contro le esternazioni di Roberto Saviano sulla necessità di regolarizzare i “sex workers”. Questo secondo la lettera di sanzione che la giornalista si è vista recapitare mercoledì 20 aprile e alla quale ha già risposto tramite il suo avvocato, dando al giornale di via Solferino dieci giorni di tempo per ritirare il tutto, altrimenti farà causa.

Ma riavvolgiamo il nastro e vediamo come si sono svolti i fatti, che nella loro sostanza risalgono ormai a un mese fa. Era infatti il 25 marzo quando Sette, allegato del Corriere della Sera, dava spazio a un articolo di Roberto Saviano dal titolo: Regolarizzare i sex workers per evitare abusi (e la deriva nel narcotraffico). Il concetto espresso dal guru della sinistra radical chic è che, in Italia, si dovrebbe – finalmente, a suo dire – iniziare a «parlare di “sex worker” e non di prostituzione, per porre l’accento sul fatto che si tratta di una vera e propria categoria professionale, che chiede di essere considerata tale senza che i pregiudizi circa lo stile di vita continuino a lederne i diritti». Questo, come richiamato dal titolo, per scongiurare gli abusi, «come in tutte le relazioni di potere, come in tutti i lavori», e arginare nel contempo la deriva nel mondo del narcotraffico.

Una posizione, questa dell’autore di Gomorra che, oltre a porsi in maniera antitetica rispetto alla legge n. 75 della Repubblica italiana, nota con il nome della prima firmataria Lina Merlin, che appunto abolì la regolamentazione della prostituzione, ha suscitato grande indignazione soprattutto – ma non solo – nel mondo femminista. Mondo femminista che ha così deciso di far sentire la propria opinione con l’invio di centinaia di mail al direttore del Corriere Luciano Fontana e alla direttrice di Sette Barbara Stefanelli. E tante sono state le donne che hanno partecipato, che pare che la casella mail di Fontana sia rimasta bloccata per ben tre giorni.

S’inserisce qui la figura della Ricci Sargentini che, il 28 di marzo, alla richiesta di informazioni da parte di un’amica, le gira il testo e-mail che stava circolando nel mondo femminista inerente all’iniziativa di protesta. Se non fosse che l’amica, anziché copiare il testo in una nuova mail, semplicemente inoltra a Fontana e Stefanelli quanto ricevuto dalla giornalista, cosa che ovviamente fa comparire il suo nome nella casella di posta dei vertici del Corriere e la fanno apparire quale coinvolta nell’organizzazione del mailbombing.

La reazione del giornale è immediata, con il recapito alla Ricci Sargentini di una lettera di contestazione nella quale le si richiedeva spiegazioni sull’accaduto. L’accusa mossa alla giornalista è quella di ledere l’immagine del giornale e di aver creato problemi al sistema informatico. Al che la Ricci Sargentini si affida al proprio avvocato per rispondere alla contestazione, forte del fatto che in Italia – almeno formalmente – ancora vige la libertà di espressione e che mandare una mail non costituisce reato.

Il tutto si svolge in maniera molto formale, senza che tra Fontana e la sua giornalista, con la quale lo lega un rapporto professionale che risale alla fine degli anni Ottanta nella redazione dell’Unità, vi sia mai una telefonata, un confronto verbale.

Ad ogni modo, passano i giorni e la bufera si placa, la Pasqua passa tranquilla e tutto pare caduto nel dimenticatoio. Se non fosse che, come dicevamo, il 20 aprile ecco arrivare alla giornalista una lettera di sanzione dai toni molto duri. E la querelle così si è riaperta e, presumibilmente, si trascinerà per mesi, se il giornale diretto da Fontana non farà un passo indietro e deciderà invece di andare davanti ai giudici. Perché la Ricci Sargentini, pur non facendo mistero del fatto che il Corriere è la sua casa, non ha appunto alcuna intenzione di retrocedere ed è convinta a impugnare il provvedimento, anche per evitare che si crei un pericoloso precedente per cui a un giornalista viene negata la libertà di esprimersi. E a mostrarle solidarietà e sostegno in questa sua battaglia sono in molti, anche tra i giornalisti che occupano una scrivania proprio in via Solferino.

Insomma, la patata per il Corriere è assai bollente e già oggi è prevista un’Assemblea di redazione durante la quale verrà discussa anche questa questione.


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