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La predica corta della domenica #12 – La pazienza di Dio dura finché dura la vita terrena
NEWS 20 Marzo 2022    di Fabrizio Porcella

La predica corta della domenica #12 – La pazienza di Dio dura finché dura la vita terrena

III domenica di Quaresima, 20/03/2022

Commento al Vangelo di Luca 13, 1-9

La Quaresima è un tempo datoci per prendere la decisione fondamentale della nostra vita: convertirci al Signore.

Quanto sia urgente questa decisione, quanto sia gravida di conseguenze l’ignavia e l’inerzia ce lo spiega il Vangelo di questa III Domenica di Quaresima.

Ci chiediamo: Dio punisce? Sì, è la risposta. Ma punisce …da Dio, non certo per ripicca.

Vediamo che cosa dice il Vangelo.

Alcune persone riferiscono a Gesù (Lc. 13,1 ss) un grave fatto di cronaca nera, ovvero l’uccisione di alcuni Galilei, probabilmente rivoltosi, ordinata da Pilato. Gesù coglie l’occasione per affermare che quelle vittime non erano peggiori degli altri ancora vivi; anzi, rincara la dose citando un altro fatto di cronaca, la morte di diciotto persone uccise sotto il crollo di una torre.

Gesù fa capire che Dio è mistero e non si può pretendere di pensare ad una colpa, magari occulta, per ogni disgrazia occorsa a qualcuno, dicendo: a Tizio è successo questo, vuol dire che ha fatto qualcosa di male.

Ma, al contempo, il Signore conclude molto seccamente il suo discorso ripetendo, per due volte: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

Insomma, Gesù porta ad esempio due fatti di morti poco piacevoli per dire che la conseguenza di una mancata conversione è una tragedia totale nella vita di una persona.

L’allora Card. Ratzinger, intervistato da Vittorio Messori, anni prima che il cosiddetto Terzo segreto di Fatima venisse pubblicato, lo riassunse proprio citando questa frase di Gesù contenuta nel Vangelo di Luca: “Se non vi convertite…”

Gesù non ci gira attorno, non indora la pillola; morire uccisi da Pilato o schiacciati sotto le impalcature di una torre è l’immagine – scelta dal Signore! – di ciò che attende i peccatori impenitenti.

Quindi sì, alla fine Dio punisce, ma nel senso che abbiamo appena detto.

Per farci capire meglio, sia la pazienza che Dio ha nei confronti dell’uomo, sia l’urgenza della conversione, Gesù racconta la breve parabola del fico piantato nella vigna (Lc. 13,6-9). Questo fico può essere immagine delle persone religiose, di ognuno di noi: infatti il Vangelo dice che era stato piantato dal padrone in persona. Un chiaro riferimento ai battezzati rigenerati da Dio e affidati alla Chiesa affinché portino frutti di fede e amore.

Solo che può capitare che un cristiano, nonostante le amorevoli cure del buon Dio, rimanga improduttivo.

A tal proposito dice Sant Ambrogio: “…io giudico che tutti debbano guardarsi, e specialmente noi, perché, vuoti di ogni merito, non ci accada di sfruttare il terreno fertile della Chiesa: mentre invece…dobbiamo produrre frutti interiori …restando racchiusi entro l’unico grembo della madre Chiesa…” (In Lucam) .

Ci viene indicato come non diventare alberi “scrocconi” nella vigna del Signore: rimanere entro l’unica vera Chiesa, cioè vivere un’appassionata vita ecclesiale, fatta di catechesi soda, vita sacramentale intensa, opere di carità non episodiche.

Ma ci viene pure detto che il fico improduttivo, ad un certo punto, può essere sradicato, cioè che il tempo della pazienza di Dio dura finché dura questa veloce vita terrena, dopodiché c’è il Giudizio.

Dicevamo che Quaresima è tempo di decisioni forti.

Come voglio usare il tempo che Dio mi sta concedendo? Sto sfruttando inutilmente la mia appartenenza alla Chiesa? Prendo sul serio Gesù quando mi dice che se non mi converto perirò anch’io allo stesso modo?


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