Ieri pomeriggio presso l’aula magna dell’Angelicum a Roma si sono date appuntamento circa 70 associazioni del laicato cattolico per gridarlo “Sui tetti”, dal nome di chiara ispirazione evangelica che hanno scelto di darsi. Un altro partito? «No, nessuna idea di fondare un partito», ha sottolineato da subito la giornalista Safiria Leccese che aveva il compito di moderare i molti interventi che si sono aperti con quello del cardinale Gualtiero Bassetti, capo dei vescovi italiani, e si sono conclusi con il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin.
Nessun partito quindi, è già questa, in un certo senso, è una buona notizia. L’intenzione è quella di rappresentare una piattaforma «plurale e variegata, che, su questioni essenziali, compatti il laicato in una tentata chiarezza di giudizio nel campo del pre-politico, per diventare più efficace interlocutore soprattutto dei decisori politici». Questo è il dichiarato intento, per gridare appunto “Sui tetti” che i cattolici «operano da cittadini impegnati a costruire la polis, ispirati dalla loro fede e dagli insegnamenti evangelici» e «tutto questo vale ancora oggi», ha sottolineato il cardinale Bassetti.
Il tentativo è nobile e da sostenere: «Ai cattolici tocca innanzitutto un giudizio pubblico che spieghi e renda chiara la sfida antropologica che ormai si gioca anche attraverso le leve della politica, della legislazione e del diritto». Basti pensare che mentre ieri si elencavano una serie di urgenze antropologiche su cui far sentire la propria voce, a Montecitorio la Camera cancellava, grazie all’asse Pd-5S, l’obbligo del doppio certificato, medico curante e specialista, per attestare l’irreversibilità della patologia che dà la possibilità di ricorrere al suicidio assistito.
Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, hanno ribadito più voci ieri, da Domenico Menorello a Giovanni Orsina, da Alfredo Mantovano a Maurizio Sacconi, si fa sentire e attraversa la politica, la magistratura, l’economia, il lavoro, la sanità. L’obiettivo finale di “Sui tetti” è quello di offrire al dibattito politico e sociale una piattaforma di punti che permetta ai decisori di avere un giudizio chiaro e una proposta concreta. Ieri alla spicciolata sono passati all’Angelicum, il Ministro per la famiglia, la renziana Elena Bonetti, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Maurizio Gasparri, Alessandro Cattaneo, Simone Pillon, Alessandro Pagano, Maria Elena Boschi, Ettore Rosato, Stefano Fassina e Paola Binetti.
La sfida che il gruppo di associazioni, dal Movimento per la vita ai Medici cattolici, dall’Associazione Giovanni XXIII all’Ucid, da Provita&Famiglia al Family day, per citarne alcune, è doppia. Innanzitutto quella di superare i particolarismi, che spesso minano alla base queste iniziative.
L’altra sfida in un certo senso l’ha ricordata il cardinale Pietro Parolin, nella sua intervista concessa ieri al Corriere della sera. Si tratta della divisione tra conservatori e progressisti a livello politico e culturale, una divisione reale fra politici sedicenti cattolici, soprattutto pensando ai cosiddetti «principi non negoziabili» vita, famiglia e libertà educativa. «Più che di divisioni, preferisco parlare di differenze di accenti e prospettive», ha detto il cardinale al Corriere. «È un grave errore pensare che i temi più esplicitamente etici o bioetici siano altra cosa rispetto ai temi sociali e non vi sia continuità. Sono due facce della stessa medaglia. Non si possono inquadrare correttamente i temi sociali se non a partire da una certa antropologia e viceversa».
È vero, come ha ricordato ancora Parolin, che serve «unità nelle cose necessarie, libertà in quelle non necessarie, carità in tutte», ma occorre essere chiari per scongiurare velleitarie sommatorie di sigle prive di nerbo. Ieri si è parlato, giustamente, della necessità della pace pensando alla crisi Ucraina, e a proposito di pace Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la giornata della pace 2012, ricordava appunto che «la pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società». Ma «coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria». Questo legame fondante tra pace e bene comune, alla base di una buona politica, si tiene su alcuni «principi» che si dicevano «non negoziabili». Occorre gridarlo «Sui tetti».
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