Assassinato in un confessionale della sua chiesa prima della messa del sabato pomeriggio a Dak Mot, nella provincia vietnamita di Kontum. Il giovane religioso domenicano Joseph Tran Ngoc Thanh è stato accoltellato a morte mentre impartiva il sacramento della Riconciliazione. E chissà con che cosa il suo assassino non si sia riconciliato per aver preso questa decisione. «Questa è la morte più grave di un sacerdote dal dopoguerra», affermano i domenicani.
Le indagini sono in corso e un sospettato è già stato arrestato. Il giovane domenicano di 40 anni era diventato sacerdote nel 2018 ed era stato inviato in missione nella zona montuosa di Dak Mot. Sul sito web dell’ordine si legge «Ha servito la parrocchia e ha curato fedelmente il gregge di Dio affidato alla sua cura pastorale».
Il Vietnam ha una lunga lista di santi martiri. Quel santo martirio al quale aspirava san Domenico. Si legge nella sua vita che quando fu minacciato di morte dagli eretici rispose: «Non sono degno della gloria del martirio; non ho ancora meritato una simile morte». Ci sfugge il disegno di Dio di fronte a tanta atrocità. Ci sfugge il desiderio di essere uccisi per il Suo Amore. Sfugge alla nostra razionalità, al nostro bisogno di capire tutto e trovare una logica dietro questa morte. Nell’omelia della messa con il corpo del sacerdote presente, mons. Aloisiô Nguyên Hùng ha affermato: «Sappiamo che la volontà di Dio è misteriosa, non possiamo comprendere appieno le vie di Dio. Possiamo solo dare nostro fratello al Signore. E quando padre Joseph Tran Ngoc Thanh godrà del volto di Dio, di certo non ci dimenticherà».
«In questo dolore vediamo anche la bellezza, la nobiltà del sacerdote», ha poi aggiunto, «e di fronte a una partenza così improvvisa, ci rendiamo conto che non abbiamo parole per descrivere quello che è successo a padre Joseph. Possiamo ricordare le parole di Dio solo attraverso i salmi, il Signore ci mostra la nostra condizione umana come fiori ed erba, che al mattino sbocciano e appassiscono… ».
«La missione è principalmente ciò che siamo e secondariamente ciò che facciamo», queste sono le parole del maestro dell’Ordine, Gerard Francisco Timoner. Ecco che allora questo giovane sacerdote ha reso la sua stessa vita una missione. Il suo stesso corpo tempio di Gesù in croce.
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