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Cristianofobia. Il rapporto “Open Doors” denuncia la vita a rischio di un cristiano su sette
NEWS 21 Gennaio 2022    di Manuela Antonacci

Cristianofobia. Il rapporto “Open Doors” denuncia la vita a rischio di un cristiano su sette

La World Watch List è la classifica annuale di “Open Doors”, la missione cristiana che aiuta e supporta i cristiani perseguitati a causa della loro fede. Ogni anno, “Porte aperte” redige una classifica dei Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati: in famiglia, nella comunità a cui appartengono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del paese in cui vivono; a questi elementi si aggiunge una sesta voce di analisi che si riferisce all’eventuale grado di violenze che subiscono. E in base a tutto questo, il rapporto del 2022, rappresenta un vero e proprio grido d’allarme: salgono a 5.898 i cristiani uccisi in un anno per cause legate alla loro fede.

Inoltre nel documento, si sottolinea come addirittura la vita di un cristiano su sette sia a rischio in primis in Afghanistan e, a seguire, in Corea del Nord, Somalia, Libia, Yemen, Eritrea, Nigeria, Pakistan Iran, India e Arabia saudita. Ma i dati ancora più inquietanti che emergono da questo rapporto, in particolare sono due: innanzitutto che, per la prima volta, la Corea del nord che storicamente, da 20 anni, deteneva il primato negativo in merito alla persecuzione dei cristiani, è stata ampiamente superata, dai dati in merito agli orrori che si compiono quotidianamente in Afghanistan, contro la piccola e provatissima comunità cristiana, al fine di sfiancarla e annullarla totalmente e il secondo dato inquietante è che quest’anno, si è registrato il più alto livello di persecuzione da quando la World Watch List è stata pubblicata per la prima volta.

Basti pensare alle condizioni in cui vivono i cristiani proprio in Afghanistan, dove le donne rappresentano ormai la preda ambita dei talebani, a cui vengono date, volenti o nolenti, in moglie. Per non parlare poi dell’eccidio quotidiano dei cristiani afghani. Come si legge nel rapporto, il nuovo governo talebano, affermatosi dallo scorso agosto «ha ottenuto l’accesso a documenti che hanno contribuito all’identificazione di cristiani afghani, spesso arrestati al fine di scovare reti di cristiani e poi uccisi. Combattenti talebani li cercano attivamente, anche casa per casa. Gran parte della popolazione cristiana, è scappata nelle regioni rurali o nei campi profughi delle nazioni vicine, tutte presenti nella WWL perché ostili ai cristiani».

Non va meglio, sicuramente, in Africa, dove il rapporto di Open Doors sottolinea come la Nigeria sia al primo posto per le violenze.

In India, invece, le persecuzioni contro i cristiani sono incoraggiate dagli stessi leader politici. Il vescovo di Jaipur, mons. Oswald Lewis, ultimamente, commentando i dati del WWL, ha denunciato questo aspetto: «L’India è un Paese dove ogni religione è rispettata e dove si vive insieme in pace e armonia da secoli. Ma negli ultimi anni i gruppi minoritari sono stati presi di mira, specialmente le comunità cristiane e musulmane. Il governo deve intraprendere azioni severe contro queste frange estremiste per preservare l’unità e la democrazia del Paese».

A tutto questo si aggiunge la difficoltà che vivono i cristiani nel denunciare violenze e soprusi che spesso vedono la vergognosa complicità delle istituzioni locali che, nel migliore dei casi, fingono di non vedere.

Ma è bene non credere che ciò sia lontano anni luce da noi, perché anzi, anche nella cara vecchia Europa, gli episodi di cristianofobia sono all’ordine del giorno. Questo, secondo la denuncia dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che ha pubblicato un rapporto, con riferimento al 2019, in cui documenta ben 595 attacchi contro i cristiani. Parliamo di violenze di vario tipo: dal furto di 300 ostie consacrate in Francia, nel febbraio 2019 (e ci riferiamo ad un dato ufficiale, fornito all’OSCE dalla Santa sede) al pestaggio e alle minacce ai sacerdoti, alcuni di questi casi, avvenuti in Polonia, passando per gli attacchi incendiari contro le chiese cattoliche, oltre un centinaio di origine dolosa.

Insomma un terribile clima di odio religioso sta investendo il mondo e, nonostante questo, persino nella nostra Europa, sembra non esserci una presa di coscienza del fenomeno “cristianofobico”, spesso sminuito e ricondotto ad episodi di “disagio sociale” o “mancata integrazione” da parte di chi si abbandona a gesti di violenza. Mentre, riguardo ciò che accade nel resto del mondo, i media, si limitano ad ignorare ciò che succede, forse perché troppo impegnati, a denunciare, di contro, gli sporadici episodi di omotransfobia e islamofobia.


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