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«Gli stranieri sfruttano le risorse dell’Africa», la denuncia dei vescovi
NEWS 18 Gennaio 2022    di Federica Di Vito

«Gli stranieri sfruttano le risorse dell’Africa», la denuncia dei vescovi

Si è conclusa oggi la prima Assemblea plenaria del nuovo anno che ha riunito i vescovi della Repubblica Centrafricana nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione, iniziata l’11 gennaio.

Si sono susseguiti momenti di preghiera e condivisione con le autorità centrafricane, durante i quali l’episcopato ha pubblicato un messaggio datato al 14 gennaio, sottolineando l’importanza della sinodalità: «Seguendo Cristo, la Chiesa ha fatto della sinodalità il suo modo abituale di vivere e di esercitare la sua missione nel mondo. I Concili ecumenici hanno rappresentato un eloquente esempio di questa espressione ecclesiale quando idee contrarie minacciavano la fede della Chiesa e la sua unità».

Se facessimo un’istantanea della situazione socio-politica centrafricana apparirebbero carestia, guerra, le minacce di gruppi di armati ribelli dopo le recenti elezioni presidenziali, insicurezza alimentare e più di 60mila persone fuggite dalla violenza. A questo si va ad aggiungere una questione apertamente denunciata dai vescovi, lo sfruttamento delle risorse del Paese a opera di «stranieri con la complicità di alcuni connazionali». Il Timone aveva già approfondito la situazione dello sfruttamento delle risorse nella Repubblica Democratica del Congo, di fronte al quale l’appello dei vescovi suona forte e chiaro «chiediamo con tutto il cuore che si faccia trasparenza intorno alle convenzioni tra Repubblica Centrafricana e i Paesi esteri». Hanno poi fatto riferimento alle «uscite mediatiche e le campagne di disinformazione volte a offuscare l’immagine e la reputazione del Paese e a mantenere tensioni contrastanti a dispetto della sovranità Stato africano», aggiungendo che «questa situazione mira a marginalizzare e isolare il nostro Paese a livello diplomatico e internazionale e provoca gravi danni economici nella partnership con le istituzioni finanziarie internazionali che sostengono la fragile economia della Repubblica Centrafricana».

L’episcopato centrafricano si è infine espresso in merito al “Dialogo Repubblicano” promosso dal presidente Faustin Archange Touadera che intende riunire tutte le forze della nazione. I vescovi si dicono preoccupati del ritiro di alcuni leader politici e riflettono «sul reale impatto di tale esercizio politico nella ricerca di un ritorno alla pace, all’armonia e alla riconciliazione nazionale».

Dietro a una crisi economica e sociale c’è sempre un crollo dei valori morali, come sottolineano i vescovi «corruzione, arricchimento illecito, cattiva gestione, incompetenza e mancanza di deontologia professionale in alcuni servizi dello Stato, abuso di autorità e ingiustizia, sono tutti sintomi che traducono e mettono in luce oggi la crisi dei valori morali fondamentali». Portano poi un esempio specifico denunciando il comportamento di «adulti disonesti [che], forti nella loro statura e posizione sociale, approfittano dell’ingenuità dei bambini e li sfruttano a fini sessuali, ipotecando così la loro giovinezza e il loro futuro».

Tra speranza e fiducia in Dio a chiudere la Conferenza è il loro messaggio: «Diamo finalmente al nostro Paese la possibilità di vivere in pace! Diamo al nostro Paese l’opportunità di riconquistare il suo posto nel concerto delle nazioni e di essere rispettato come nazione sovrana a pieno titolo». Auspicano che il Paese impari che è impossibile un nuovo futuro «senza un’opera di memoria e lutto del passato che permetta al popolo centrafricano di guarire i traumi che lo perseguitano; far sentire la voce delle vittime senza un esercizio di verità e responsabilità che infligga punizioni e sanzioni ai colpevoli».


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