Uno dei regali che questo ultimo scorcio d’anno poteva risparmiarci è stata senza dubbio la nomina di Catherine Russell alla guida dell’Unicef. La notizia è arrivata qualche settimana fa per bocca del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres e la neo nominata sarà operativa dal primo di gennaio.
La Russel è nientepopodimeno che l’assistente del presidente degli Stati Uniti nonché direttore dell’Ufficio del personale presidenziale della Casa Bianca tanto che Joe Biden ha dichiarato «L’ambasciatrice Cathy Russell è stata un consigliere fidato e indispensabile per me e Jill per quasi 30 anni». La Russel conta anche un ruolo di primo piano nel corso della presidenza Obama, è stata infatti dal 2013 al 2017 inviata speciale del Dipartimento di Stato per le questioni femminili. I dem le riconoscono il merito di aver ideato e promosso “Strategia per l’empowerment delle adolescenti” promossa dal Dipartimento di Stato americano e considerata pionieristica nella promozione dei cosiddetti diritti riproduttivi. Una pietra miliare rimasta in vigore persino durante la presidenza Trump. Sposata con Tom Donilon, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Obama e cognata di Mike Donilon, lo stratega della campagna di Biden per la Casa Bianca.
Catherine Russell assumerà la guida dell’Unicef pochi mesi dopo che l’agenzia ha pubblicato a sua volta una nuova strategia triennale che, per la prima volta, mette nero su bianco un riferimento «salute e ai diritti sessuali e riproduttivi» dei bambini, espressione che con un colpo di maquillage cerca di mascherare contraccezione, educazione sessuale precoce, promozione dell’aborto, ideologia gender, ecc.
L’annuncio è stato accolto con gaudio ovviamente dall’Unicef stesso che in una nota ha sottolineato che «la Russell porta con sé decenni di esperienza nello sviluppo di politiche innovative che danno potere alle comunità più vulnerabili in tutto il mondo; nella realizzazione di programmi ad alto impatto che proteggono le donne e le ragazze, anche nelle crisi umanitarie; nella costruzione, crescita e gestione di forze di lavoro differenti; e nella mobilitazione di risorse e sostegno politico per una vasta gamma di iniziative». Non solo. «Catherine Russell porterà un patrimonio di competenze al lavoro dell’Unicef, e sono lieta di passare il testimone a qualcuno con la sua conoscenza, esperienza e profonda cura per i bambini e le donne – ha dichiarato l’attuale direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore, aggiungendo – non ho dubbi che l’Unicef e i bambini del mondo saranno in mani capaci sotto la sua guida».
Dunque la nomina parte dalle Nazioni Unite, passa dagli Stati Uniti e arriva all’Unicef. Una di quelle associazioni che l’immaginario collettivo colloca automaticamente nei buoni, a difesa dei bambini. Una realtà conosciuta da tutti, che quest’anno compie 75 anni e che come ogni Natale ti invita a donare, quest’anno con lo slogan: «Quando i valori che contano salvano vite».
Ma veramente sono dalla parte dei bambini? E veramente è giusto, con la scusa del Natale, donare a chiunque ci chieda soldi fidandoci del fatto che «sono per i bambini»? Viene il sospetto, come scrive nel numero Mario Iannaccone nel primo piano di dicembre dedicato proprio a questo tema, che parte dei soldi versati per queste associazioni non abbiano uno scopo umanitario, bensì politico, quindi occhio, perché questa è spesso una realtà dove i conti non tornano. A spese nostre.
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