E’ la nuova frontiera della “muscolarità” tra i genitori separati, l’apoteosi del distanziamento nel distanziamento, l’ennesimo esplosivo oggetto del contendere, è il vaccino anti Covid nelle famiglie divise. Come se già la vita di un figlio di genitori separati non fosse già abbastanza difficile.
Più di un caso è finito sui giornali, naturalmente dopo essere finito in un’aula di tribunale, cose notoriamente amene, e prive di risvolti emotivi, relazionali e non ultimo economici. A farla da padrone fino ad ora sono state le pronunce di giudici che riguardavano casi di minori che volevano vaccinarsi e trovavano “ostacolo” in uno dei due genitori e che quindi, insieme al genitore “complice” si rivolgevano al giudice per avere il via libera a procedere con l’inoculazione, via libera che nella maggior parte dei casi è arrivato. Negli scorsi giorni invece una notizia di segno opposto, la figlia quattordicenne non vuole vaccinarsi, la madre è con lei, il padre si oppone e si rivolge al giudice, il Tribunale di Milano autorizza il vaccino sulla minore poiché «si ritiene che non abbia avuto una adeguata informazione».
Che la questione vaccino – soprattutto dopo l’introduzione del green pass e limitazioni annesse e connesse – sia, come va di moda dire oggi “divisiva” è sotto gli occhi di tutti. La tensione si taglia con il coltello e tutti ne fanno più o meno esperienza in famiglia, o con gli amici, i colleghi, o i semplici conoscenti. Quando questa frattura prende corpo in un nucleo familiare unito è già difficile, ma se il nucleo familiare è addirittura già spaccato, il disastro è praticamente dietro l’angolo. Perché è chiaro che vaccino oggi non significa più solo parlare di salute, ma anche e soprattutto di socialità, trasporti, sport, tempo libero e quindi riguarda a 360 gradi la vita dei ragazzi, che ancora una volta si trovano in mezzo a due genitori che per l’ennesima volta la vedono diversamente, discutono, litigano e magari nessuno dei due vuole cedere proprio per la portata definitiva della decisione stessa.
Non vogliamo qui approfondire i risvolti giuridici di questi casi, che pure avrebbero non poco interesse, ma mettere in luce un fatto apparentemente insignificante che riguarda tantissimi bambini e ragazzi ovvero che in questo tempo già così difficile ci sono dei figli che sono ancora più messi alla prova degli altri, ancora più affaticati e sono i figli dei genitori separati. Nell’epoca del distanziamento sociale stabilito de facto per legge, nell’epoca della dad, delle mascherine e delle restrizioni, nell’epoca delle quarantene e delle regole che cambiano ogni giorno questi ragazzi devono anche fare i conti con acuirsi la distanziamento relazionale tra mamma e papà ovvero dalla carne da cui loro sono stati generati nonché col distanziamento emotivo e psicologico dal genitore con cui sorge il conflitto sul vaccino. Una frattura nella frattura. Che un tribunale può dirimere legalmente ma non certo sanare. Sale su una ferita mai rimarginata.
Scriveva don Oreste Benzi: «è scientificamente dimostrabile che un figlio, una figlia, non accetterà mai la separazione dei genitori. Perché? Il figlio è il segno incarnato dei genitori, dell’unità dei genitori. Il figlio, la figlia, non ha bisogno dell’amore del babbo verso di lui, verso di lei, ha bisogno dell’amore del babbo verso la mamma e della mamma verso il proprio figlio».
Ed è sempre valido. Soprattutto in tempi di Covid.
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