Dal primo ottobre il conto dovrebbe mediamente aumentare del 40%. Al lordo di alcuni interventi del Governo che ridurranno in minima parte l’impatto. Ma cosa c’entrano i potenti della Terra con tutto questo? Il prezzo del gas che prima dell’arrivo del Covid si attestava sui 15-20 euro al megawattora scende a 4 durante la prima metà del 2020, quando la quasi totalità dei Paesi membri sperimentava il lockdown, per poi iniziare vertiginosamente a salire fino ai 120 euro dello scorso settembre. Un aumento del 3.000% che non può non scaricarsi sulla nostra bolletta. La domanda che tutti si fanno quindi è: perché? Le motivazioni sono più d’una in realtà, spiega Fabio Dragoni.
Prese in una morsa sempre più stretta, le famiglie italiane boccheggiano e le misure messe in campo dal Governo, ancora tutte da verificare sul piano concreto, sembrano deludenti. Per un vero cambio di passo, anche culturale, bisogna aspettare ancora.
«Se il buon giorno si vede dal mattino, le premesse non sono delle migliori»: non usa mezzi termini Francesco Farri, avvocato, professore di Diritto Tributario d’Impresa all’Università Bocconi di Milano, membro del Centro studi Livatino, nel rispondere al Timone in merito all’Assegno universale familiare lanciato dal Governo. «Per buona parte del ceto medio», prosegue Farri intervistato da Giulia Tanel, «l’incentivo alla natalità previsto dal Governo consiste in poco più di un paio di pannolini al giorno». Le prospettive sono dunque poco rosee? Certamente, ma altre strade possibili da percorrere non mancano…
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