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Non credere non è dichiarare vuoto il cielo: è decostruirlo per riempirlo di idoli
NEWS 27 Settembre 2021    di Redazione

Non credere non è dichiarare vuoto il cielo: è decostruirlo per riempirlo di idoli

Su Valeurs Actuelles , padre Danziec, torna sul sondaggio che mostra come la maggioranza dei francesi non crede più in Dio [ne abbiamo parlato QUI]: I risultati dell’indagine svolta di recente dall’Ifop per Associazione dei giornalisti dell’informazione sulle religioni (Ajir) sono terribili. Sono anche sorprendenti?

Tra i francesi intervistati ci sarebbe solo il 49% a dichiararsi credente. Erano il 66% nel 1947. Inesorabilmente, il lento cambiamento spirituale continua. E, dal punto di vista umano, è difficile rilevare come sarebbe possibile un’inversione di tendenza quando la crisi esistenziale legata alla crisi sanitaria, di per sé, non è stata in grado di stuzzicare l’appetito religioso: il 91% degli intervistati riferiscono che la pandemia globale non li ha avvicinati alla pratica religiosa. La constatazione è travolgente e si aggiunge alla lunga lista di fatti che richiedono un esame di coscienza collettivo. Possiamo vivere ragionevolmente senza sacralità, senza scopo, senza “oltre”?

L’apostasia silenziosa: prestanome della decostruzione

Con Paul Valéry, dice padre Danziec, abbiamo imparato che le civiltà sono mortali. Ora è il momento di scoprire come una religione si stia lentamente estinguendo. Papa Giovanni XXIII aveva annunciato l’arrivo di una primavera per la Chiesa all’apertura dell’ultimo Concilio, un certo spirito del Vaticano II però sembra aver fatto precipitare l’ecosistema cattolico in un grande inverno. Ci troviamo davanti alla famosa decristianizzazione di massa. Se questa scomparsa dei punti di riferimento elementari e della trascendenza dovrebbe farci interrogare sulle sue cause, dovrebbe anche metterci in guardia sulle sue conseguenze.

Il meglio che la cristianità ha costruito per due millenni è, se non messo da parte, almeno messo in discussione. L’apostasia silenziosa decostruisce e punisce ciò che ha fondato per secoli gli spazi di pace e di socialità accuratamente stabiliti da un Occidente intriso di Vangelo.

Capolavori e genio del cristianesimo

Se per Socrate, «tutta la saggezza inizia nello stupore», si sarebbe tentati di dedurre che ogni follia cominci nella negazione. Come non vedere in questa negazione delle nostre radici, il degrado continuo della nostra stessa esistenza? I capolavori e il genio del cristianesimo li troviamo in tutto. In letteratura, dalla leggenda arturiana all’amore sgargiante, perché oblativo, di Cirano per la sua Rossana. Nella pittura, Cristi grossolani, eppure così commoventi, che scopriamo a caso, pale d’altare di cappelle di montagna con pitture colorate di cui sono ubriache le nostre cattedrali. In musica, dal travolgente Cantico di Jean Racine, ai lamenti religiosi dei marinai bretoni. Nella convivialità, dalla gastronomia, all’abbigliamento. Nel modo di essere, di pensare, di organizzare la città: dagli hotel-Dieu, ai monaci copisti. Nel modo di vivere le nostre relazioni: dal posto delle donne, al ruolo della virilità, da quelle che furono le nostre prime regine e le nostre prime sante, all’amore cortese e cavalleresco che sarebbe poi diventato la galanteria. Infine, in relazione alla natura e al creato, dalla Certosa ai Benedettini, dall’olio dei monasteri ai frollini delle monache.

Proprio per questa identità, è naturale che l’amore per la verità, la bellezza e il bene abbracci l’anima francese. Con il progressismo imperante, si chiede a tutti di mettere nell’armadio questo trittico obsoleto. Niente più permanenza eterna, ora è tempo di sviluppo sostenibile! In questa atmosfera senz’anima, la perpetuazione della civiltà conta poco. Il nuovo mantra ha un nome: tutela dell’ambiente. Fatto ciò cerchiamo di capire molto bene, del resto, che ambiente è. L’ambiente di incuria che sta devastando la nostra capitale, la Città della Luce? L’ambiente del traffico che infesta i quartieri? L’ambiente della pornografia che degrada i giovani?

Sarebbe sbagliato non vedere nel declino religioso francese un dramma carico di conseguenze. Non credere non è dichiarare vuoto il cielo: è decostruirlo per riempirlo di idoli. L’empietà finisce sempre per produrre rivoluzionari. Chesterton l’ha già detto, a forza di non credere in nulla, finisci per credere in qualsiasi cosa. E a chiunque. (Fonte)


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