Mercoledì 9 giugno il cantautore, attore e scrittore Giovanni Lindo Ferretti, noto ai più per essere l’ex leader dei CCCP – Fedeli alla linea, uno tra i gruppi italiani ad aver dominato gli anni Ottanta, ha tenuto un concerto all’Arena Puccini di Bologna, nell’ambito del tour “A cuor contento Tour 2021”.
Sold out per il quasi settantenne considerato «uno dei padri del punk italiano» e, stando ai video diffusi a posteriori, grande partecipazione da parte del pubblico presente, composto da persone di varia età e, presumibilmente, riconducibile a differenti estrazioni ideologiche, a rispecchiamento del percorso fatto da Ferretti stesso: dal mondo della musica alternativa, estremo, cui erano inscindibilmente unite la lotta politica e l’uso delle droghe più varie, al ritorno alle proprie origini, ossia alla calma della montagna solitaria di Cerreto sulle Alpi, sull’appennino tosco-emiliano, ma anche alla fede cattolica. Una fede che si fa carne, respiro e pensiero, andando a informare il quotidiano del cantautore, e anche le sue idee e azioni.
Tanto che Ferretti su una cosa non è cambiato. Anzi, su due: innanzitutto, continua a vivere controcorrente, a remare contro il pensiero dominante… ma questa volta non per l’io e per salvare il pianeta terra, bensì cercando Dio e seguendo i Suoi insegnamenti: «Quando gli uomini perdono la dimensione spirituale e religiosa quello che resta è poco», ha infatti detto a Repubblica poco meno di un anno fa. E poi non è ancora riuscito ad abbandonare le sigarette, sue fidate compagne da quando aveva 14 anni.
LA CONTESTAZIONE
Ma torniamo al concerto bolognese. A un certo punto la serata è stata infatti interrotta da un manipolo di contestatori, muniti di uno striscione che viene posto davanti al palco e che recita: «Una Repubblica fondata sulle stragi» e di un megafono con il quale un portavoce denuncia i morti in mare e il fatto che ci sono «compagne e compagni che per il fatto di aver lottato contro questo mondo infame stanno marcendo in galera». Mentre costui parlava e il pubblico rumoreggiava infastidito, Ferretti si è messo a confabulare sul palco con i suoi musicisti e poco dopo sono partire le note di Per me lo so, la voce del cantautore ha subissato quella dei contestatori e il pubblico si è lasciato coinvolgere dal ritmo della musica.
Risultato: striscione piegato e contestazione neutralizzata. Il tutto con stile, senza azzuffamenti o scontri verbali.
UN SASSOLINO NELLO STAGNO
Ma forse quel che colpisce è quanto succede dopo. Come farebbe qualsiasi buon educatore, Ferretti non lascia cadere l’episodio nel vuoto, bensì lo riprende prima di cominciare con gli immancabili bis che andranno a chiudere la serata. «Mi si è fermato un attimo il cuore quando ho visto lo striscione e ho detto: cazzo, io ero così!», afferma infatti. E poi prosegue, lanciando con fare pacato una di quelle sue frasi enigmatiche, lui che con le parole ci gioca da tutta la vita: «Io non so giudicare queste cose. Per me, finché siete vivi sono contento. E poi vorrei essere contento anche quando morite, perché comunque succede, deve succedere, ed è bello festeggiare anche quello».
Con questa frase Ferretti lascia da parte quell’«eterno presente, tendenzialmente asettico e garantito», con cui se la prende nel suo ultimo libro Non invano, non dando peso alle polemiche, lui che peraltro sul tema dell’immigrazione è già stato chiaro («Non credo che uno Stato dovrebbe accogliere tutti»), e invece lancia uno sguardo nel contempo al passato e al futuro. Si riconosce in quei ragazzi, non li giudica, forse è consapevole del fatto che in determinate stagioni della vita non è facile avere ben chiaro dove “porre il centro” e che l’evasione può avere un fascino troppo grande per resistervi. Ma, afferma, «finché siete vivi sono contento»: forse perché fino a quando c’è vita, c’è possibilità di crescere, di maturare e di tornare al nucleo Creatore? Potrebbe essere così, anche alla luce della frase successiva, che guarda alla morte. Uno sguardo che, per com’è Giovanni Lindo Ferretti oggi, va necessariamente concepito in ottica cristiana: «Vorrei essere contento anche quando morite», lasciando come sotteso il fatto che questo avviene quando si hanno gli elementi umani per presupporre, naturalmente senza con questo limitare la misericordia divina, che una persona non sia stata condannata al fuoco eterno dell’inferno. Ed ecco perché «è bello festeggiare» anche la morte: perché se vi si arriva con determinate disposizioni, apre all’incontro con il Signore, alla gioia eterna.
Ecco così che, con poche e misteriose parole che poco o nulla sanno di sacrestia, Ferretti non ha perso l’occasione per evangelizzare i più lontani, per lanciare un sassolino nello stagno, nella speranza che qualche coscienza possa così essere scossa. E, cosa anche questa non scontata, lo ha fatto con amore.
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